Pogacar, il sigillo sul Tour del Signore dei Pirenei
Poi all’improvviso ti trovi di fronte una salita. Che è sempre una sfida e un po’ il racconto della vita. Lo era anche oggi a Plateau de Beille sui Pirenei per Tadej Pogacar e Jonas Vingegaard, lo sarà domani, dopodomani e nei prossimi giorni ancora per misurarsi e per giocarsela. Ma in realtà è così per tutti, per chi pedala, professionisti, appassionati, allenati, carneadi dell’ultima ora, tapascioni qualunque. La salita è la sfida delle sfide, ciò che dà senso al ciclismo, al suo racconto, alla sua faticosa bellezza. E non servono i selfie a testimoniare, a certificare: è così da sempre. L’essenza dello sport non si conserva nella memoria di uno smartphone. E’ altrove, storia e presente. Basta ascoltare un respiro che diventa affanno, basta guardarsi negli occhi. Tadej e Jonas oggi non si sono quasi mai degnati di uno sguardo tranne che a quattro chilometri e mezzo della vetta. Un attimo, gli occhi si sono incrociati come in un lampo e tutti e due hanno capito come sarebbe andata a finire questa tappa infinita nel caldo torrido dei Pirenei. Cinque, dieci, venti secondi, un minuto che lo sloveno ha infilato nella tasca posteriore della sua maglia gialla e che lo rassicurano parecchio nel suo viaggio verso la Costa Azzurra perchè tre minuti in generale sono parecchi anche se ci sono ancora le Alpi, anche se Jonas non si darà per battuto, anche se c’è ancora una terza settimana da svangare, anche se le fatiche del Giro potrebbero contare. Anche se… Ma quando all’improvviso ti trovi di fronte una salita, quando demolisci di 4 minuti il record di Marco Pantani, quando le gambe girano come se ripetessero a memoria un gesto che non ricorda la fatica, i discorsi ( per gli altri) stanno a zero. Perchè come al Giro così al Tour fino ad oggi c’è il ciclismo di Tadej Pogacar ed è un ciclismo che non lascia spazio a calcoli e tattiche e forse non lascia scampo e basta. Gli altri lo guardano andar via e se ne accorgono subito che non lo prenderanno più. Se ne fanno una ragione, non provano neppure ad organizzarsi: provano a difendersi oppure si arrendono. “E’ stata una gara leale e ci è andata bene- spiega il campione sloveno all’arrivo- Non avrei mai immaginato questo tipo di risultato visto come è iniziata la seconda settimana. Sono super contento della mia forma. È stata una giornata super dura e super calda, e di solito ho un po’ di difficoltà con il caldo. Il team Visma sapeva che la salita finale era così ripida che usare la scia di qualcuno non era così influente, e probabilmente speravano che non sarei sopravvissuto al ritmo forte di Jonas fino al traguardo. Ero un po’ al limite quando ha attaccato per la prima volta, ma dopo ho potuto sentire che stava soffrendo un po’. Ha provato a lasciarmi un’altra volta e ho visto che non aveva le gambe per farlo, quindi ci ho provato anch’io anche se ero consapevole che avrei potuto cedere…”. Ma la salita non mente. E soprattutto non mentono i Pirenei. Due tappe vinte qui, una dietro l’altra, sono il “sigillo” di un Signore in Giallo che si prepara con una doppietta ad entrare nella storia.