L’impresa del “Delfino”: 100km a nuoto nel Po
Dodici ore, 28 minuti e 29 secondi, più di 100 chilometri a nuoto nel Po da Cremona a Bagnolo San Vito in Provincia di Mantova. Missione compiuta per Walter D’Angelo, sessantunenne milanese ma di origine siciliana, master della Canottieri Baldesio, maestro di salvamento e istruttore di nuoto di professione in una piscina della città. Il nuoto è una «fissa» da sempre ed ogni volta si alza l’asticella. Ieri mattina alle 7.30 si è tuffato per un’impresa che è servita a raccogliere fondi per «2NOVE9» l’Associazione Vittime Incidenti Stradali e per sensibilizzare i giovani sui rischi che si corrono sulle strade. Dall’alba al tramonto. Più o meno è andato tutto bene, anche grazie ai consigli del suo staff coordinato dal suo allenatore Paolo Morabito e all’assistenza di Assopo ASD, associazione per la promozione del nuoto in Po, presieduta da Alberto Lancetti e al supporto tecnico del Rescue Team Salvamento di Vigevano. «Rispetto alle ultime volte in cui avevo nuotato nel fiume l’acqua era molto più torbida- ha raccontato all’arrivo- Non vedevo neanche la mia mano. E poi, probabilmente a causa delle piogge recenti, c’erano molti detriti anche tronchi d’albero. Ne ho schivati due o tre ma ne ho presi altrettanti. Per fortuna erano piccoli e non mi sono ferito…». D’angelo non è nuovo ad imprese natatorie estreme è infatti lo chiamano «Il delfino italiano». Nel Po aveva già stabilito anni fa un record sugli 80 chilometri ma nel suo palmares può vantare la traversata in staffetta del Canale della Manica, sei traversate dello Stretto di Messina, il record di distanza di 55 chilometri nel Naviglio, l’argento nei 100 metri stile libero senza muta e a meno cinque gradi, nei campionati del mondo di acque gelide organizzati dall’International Winter Swimming Association. Non male. Anche se una cento chilometri nel Po resta un vero e proprio «viaggio» che pochi sono in grado di fare, dove contano gli allenamenti fatti all’Idrsoscalo, conta l’alimentazione ma soprattutto contano il coraggio e la mente che deve essere capace di resistere bracciata dopo bracciata. «Ho avuto qualche difficoltà con la spalla operata tre anni fa- racconta D’Angelo- ma sono riuscito a gestire il dolore e a proseguire. L’unico vero problema a settecento metri dall’arrivo quando mi sono imbattuto in una secca: ho praticamente strisciato per decine di metri perchè in 40 centimetri d’acqua non si può nuotare. Ma non potevo alzarmi in piedi perchè sarei stato squalificato…». E dopo tanta fatica sarebbe davvero stato un peccato.