Sarzilla, i Giochi e il triathlon: “Ho il cuore in pace, ne è valsa la pena…”
Strana la vita però. Proprio quando sei convinto di avercela fatta a coronare un sogno, quel sogno vola via. Nessuno sa se è meglio o peggio. Non si può dire se è meglio averlo vissuto un sogno, averci provato, non avere rimpianti oppure se è peggio vederselo sfuggire tra le dita. Che è un po’ come le grandi storie d’amore: “è stato meglio lasciarsi che non esserci mai incontrati…” scriveva Fabrizio De Andrè. Strana la vita che non sempre ti porta dove vorresti, che ti porta altrove, che ti porta in genere dove dice lei. E allora non è vero è vero che l’importante è partecipare… Ci sono atleti che lasciano il segno anche se non partecipano. Michele Sarzilla è un triatleta azzurro che sognava di andare a Parigi per giocarsi l’unica olimpiade possibile della sua vita, perchè è un campione ma soprattutto perchè è un ragazzo intelligente e sa perfettamente che a 37anni per lui ormai i Giochi sono fatti. Ci ha messo anima e cuore in questi anni. Ci ha messo tutta la tenacia, tutta la fatica, tutta la passione, tutti i sacrifici di cui era capace. Ci ha messo tutto. Ma ai Giochi che per i triathlon cominciano dopodomani, che ancora non si sa come saranno, se si nuoterà nella Senna inquinata o chissà dove, se non si nuoterà affatto e quindi si correrà e si pedalerà in un duathlon che olimpico proprio non è, Michele Sarzilla non ci sarà. Ai Giochi di Parigi non ci è andato perchè i tecnici azzurri hanno deciso di convocare altri al posto suo: migliori, peggiori, più forti, meno forti…Non è questo il punto. Non importa. Non importa più. Una storia tormentata quella di questi ultimi due mesi. Si è battuto fino all’ultimo perchè, come usa dalle sue parti a Bergamo, “qualsiasi cosa ti capiti…mola mia…”. E allora nonostante il mondo gli sia crollato addosso ha continuato a fare ciò che ha sempre fatto in tutti questi anni: ad allenarsi. Incredulo, amareggiato, infuriato, testardo ha provato in tutti i modi a non arrendersi, per molti forse anche troppo, per qualcuno anche senza averne tutte le ragioni, per altri più per orgoglio che per buonsenso. Ma tant’è. La dignità sta anche nella voglia di non darla vinta a nessuno quando ci si sente vittime di un’ingiustizia. La dignità è crederci. Allora ha provato anche a fare un ricorso alla commissione di garanzia del Coni che però, come spesso fa chi si muove tra carte e burocrazia, se n’è lavata le mani. Fine. Anzi no. Perchè, come si diceva all’inizio, non è vero che l’importante è partecipare, almeno in questo caso. Non è verò perchè valgono i gesti, i sentimenti, valgono le parole: “Oggi è un giorno di festa e lo spazio e le riflessioni sono tutti per le persone che ho conosciuto lungo il percorso, per coloro che ce l’hanno fatta e saranno presenti a Parigi, nel più importante palcoscenico sportivo al mondo- scrive Sarzilla in un post- Sono sicuro, nonostante l’epilogo, che fra qualche tempo, quando ripenserò a questi anni, avrò il ricordo dei migliori anni della mia vita. Ogni singolo istante, ne è valsa la pena e dentro di me avrò la certezza di avere il cuore in pace, avendo dato e fatto tutto il possibile. Giunti alla fine di questo cammino siamo stati l’unico team italiano a classificare 3 atleti alle Olimpiadi, con la miglior donna e il miglior uomo nel ranking olimpico, e questo è un dato di fatto, nessuno potrà negarcelo. Onore a noi quindi, ai nostri allenatori, ai compagni di squadra. Non mi resta che augurarvi di vivere a pieno questo sogno, augurare a me stesso che la vostra presenza possa anche solo minimamente placare la mia tristezza…” Chapeau, direbbero i francesi…