I passi di montagna non sono circuiti della MotoGp
Ci sono luoghi che vanno rispettati nei fatti e non a parole e la montagna è uno di questi. Luoghi che non vanno “violati” con eventi assurdi, iniziative sghembe, bus da granturismo dove a stento passa una Panda, festival senza senso che diventano improbabile baraonde con la promessa di rimettere poi tutto a posto. E poi le moto. Non tutte per carità, ma basta guardarle le moto per capire di che “razza” sono i padroni, basta vedere i modelli, come sono attrezzati, basta vedere come si vestono i “piloti” . E allora basta andare a pedalare una domenica per capire cosa sono diventati i passi di montagna tra auto incolonnate ma, soprattutto, tra motociclisti che sfrecciano, che “piegano”, che tagliano le curve, che ti sfiorano a velocità assurde . Un incubo che racconta meglio di ogni altra chiacchiera quanto siano inutili le tanto strombazzate giornate mondiali della bicicletta e quanto sarebbero più utili invece tanti normali gesti di coraggio o un po’ di controlli in più con qualche pattuglia della vigilanza urbana sulle strade a controllare la velocità dei centauri e non, come è successo la settimana scorsa, a controllare quella dei ciclisti sulle ciclabili e multarli perchè superavano i 10 orari. Gesti di coraggio. Come, ad esempio, chiudere al traffico le strade qualche mattinata al mese, come un paio di volte l’anno fanno sullo Stelvio. Coraggio di impedire che molte strade panoramiche la domenica diventino teatro dei gran premi motociclistici di invasati bardati come i piloti dei Gp. Coraggio difendere le ciclabili dove ci sono dalla sosta menefreghista e selvaggia. Coraggio di chiedere conto a chi amministra Comuni, Enti o parchi dello stato di manutenzione di molte strade che sono abbandonate a se stesse e in condizioni pietose. Che poi è anche un fatto di cultura, perchè la montagna, i passi e le vette sono luoghi più di pedali che di motori, più di contemplazione che di caos, più di silenzio che di chiasso, più di solitarie passeggiate che di mirabolanti concerti che portano sulle montagne migliaia di watt e decine di migliaia di fans. Ma dobbiamo purtroppo convivere con tanta retorica ambientalista che spesso si spreca e che spesso è solo marketing. Che poi in montagna se la porta via il vento.