“Il 15 settembre per il suo trentesimo compleanno potrà fare qualcosa di diverso…” Così i commentatori della tv belga annunciano la fine della stagione  per Wout van Aert. Ed era la notizia che ogni appassionato di ciclismo mai avrebbe voluto sentire. Stagione finita e non si sa bene se sia un male o un bene perchè, una stagione così forse è meglio che finisca in fretta, meglio mettersela alle spalle, meglio pensare che sia stata solo un brutto sogno da cui svegliarsi per tirare poi un sospiro di sollievo. «Wout van Aert non correrà più quest’anno – si legge in una nota della Visma – ha bisogno di tempo per riprendersi dall’incidente alla Vuelta. Ha subito un grave infortunio al ginocchio che richiederà cure intensive. Resta in ospedale in Belgio dove riceverà antibiotici per via endovenosa per ridurre al minimo il rischio di infezione. Poi si prenderà una pausa per riprendersi completamente prima di puntare con cautela alla prossima stagione». Fine. Fine di un anno nero per il campione belga che, nella Vuelta che lo ha visto “risorgere”, è caduto di nuovo.  Finito a terra pochi giorni fa nella sedicesima tappa da Luanco Lagos de Covadonga, in una curva a sinistra scendendo dalla Collada Llomena ad una quarantina di chilometri dal traguardo. Ci aveva provato ripartire ma le foto in lacrime seduto sul baule dell’ammiraglia con un ginocchio sanguinante erano già  una mezza sentenza. Che è arrivata per intero oggi ed è purtroppo un verdetto senza appello che toglie questo campione dai giochi, che lo esclude da un Europeo e da un Mondiale che sicuramente lo avrebbero visto tra i protagonisti.  Un peccato per lui e un peccato per tutti perchè Van Aert è patrimonio del ciclismo e una corsa senza Van Aert è una corsa che perde qualcosa. Più di qualcosa. Il belga è l’essenza di un ciclismo coraggioso che non fa mai troppi calcoli. Un ciclismo di classe, di intuito e di potenza capace di dire la sua in volata ma anche in salita, in fuga, a cronometro…Ovunque. Comunque sia e comunque vada Van Aert in gara è sempre  una gran bella notizia per tutti gli appassionati di ciclismo. E manca quando non c’è. E’ mancato alle Fiandre, alla Roubaix perchè i suoi duelli con Mathieu Van der Poel sono il valore aggiunto di sfide  epiche ed affascinanti. E mancato Giro d’Italia e ai tifosi che non vedevano l’ora di seguirlo sulle nostre strade, di applaudirlo e di ammirarlo, di tenere testa a Tadej Pogacar in qualche tappa. E cosa vuol dire quando c’è lo si è capito nelle crono delle olimpiadi parigine e in questi giorni sulle strade spagnole che lo hanno visto vincere tre tappe, indossare la maglia a punti e quella di miglior scalatore. Vinca o perda cambia poco. Van Aert in corsa è importante che ci sia. Perchè aggiunge, infiamma, perchè comunque sai che ci prova e che può fare quella differenza che per uno strano volere del destino magari non poi fa. Van Aert in corsa è importante che ci sia perchè quando c’è sai sempre che può accadere qualcosa, anche se poi qualcosa spesso capita a lui e non sempre di buono, perchè fora, sbanda, cade… Ma se non succede Van Aert in gara vale sempre il prezzo del biglietto: dove lo trovi uno che vince allo sprint e poi stacca tutti sul Mont Ventoux?