Botte al “mister”: quando i cattivi maestri sono i genitori
Non c’entrano un rigore, un fuorigioco o un fallo contestato: è che non c’è mai fine al peggio. Un paio di giorni a Cinisello, al termine di una partita tra adolescenti fra la squadra locale e l’Ausonia Academy, alcuni genitori degli «ospiti» hanno pensato bene di scendere negli spogliatoi e di prendere a pugni l’allenatore e un dirigente avversari mandandoli all’ospedale. Il tutto ovviamente sotto gli occhi di figli e compagni di squadra. Applausi… E così dopo improperi, minacce o il classico «spaccagli le gambe…» che è un evergreen della maleducazione sportiva urlato da chi l’educazione dovrebbe insegnarla, cioè i genitori, la cronaca racconta un altro episodio che lascerà un segno indelebile nelle menti dei 22 ragazzi che erano in campo: perchè a quell’età, nel bene e nel male, gli esempi valgono. Ma ormai va così. I genitori al seguito dei figli che fanno sport sarebbero da vietare. Via mamme e papà dagli spogliatoi, dai campetti di calcio, dalle tribune, dalle piscine, dalle piste d’atletica. Lascino i ragazzi con i loro allenatori, lascino che vengano sgridati, puniti, premiati o messi in panchina senza che ci siano mamma e papà a confortarli, a consolarli a spiegar loro che sono i migliori, che il mister non capisce nulla e che chi ha giocato al loro posto non li vale, che è uno «sfigato…». Che poi i genitori arroganti sugli spalti sono gli stessi arroganti in auto, in coda ad uno sportello, con i professori, al lavoro, in casa. E i figli purtroppo imparano. E se poi alzano anche le mani, ben venga una denuncia, cosi come è stato fatto a Cinisello. Anche se il timore è che serva a poco perchè ormai il danno è fatto.