Si è aperta ieri a Milano nel Palazzo della Regione alla presenza del ministro dello sport Andrea Abodi e del presidente Cio, Thomas Bach, con il conferimento della Guirlande d’honneur – massimo riconoscimento Ficts – tra gli altri a Jean Alesi, Gianni Bugno, Antonio Cabrini, Novella Calligaris e Roberto Vecchioni la quarantaduesima edizione di Sport Movies & Tv, un vero e proprio festival mondiale del cinema sportivo. Fino a sabato 9 novembre nelle sedi dell’Auditorium Testori di Regione Lombardia, nella sede Ficts all’Anfiteatro romano, nell’Edicola di Corso Como 19, al Centro internazionale Brera e al Cinema centrale di via Torino si potranno seguire (gratuitamente) 129 proiezioni di film provenienti da tutto il mondo, incluse 35 anteprime mondiali. L’edizione di quest’anno ha un valore particolare, perché rappresenta il primo tempo di un percorso che condurrà verso l’edizione speciale 2026, quella dei Giochi di Milano-Cortina e quindi presenta un palinsesto ricco di proposte culturali con un seminario, 4 meeting e 7 mostre accompagnerà il festival, al quale presenzieranno anche 150 ospiti internazionali. Dal calcio alla pallacanestro, dall’atletica alle sfide olimpiche, all’automobilismo, alle imprese paralimpiche, al grande ciclismo, ci sarà spazio per grandi atleti, grandi autori e grandi storie. E basta qualche esempio per rendersi conto come sport e cinema siano spesso una «miscela» magica. Come la 24 ore di Le Mans che in «Baptism of Le Mans» diretto da Fabien Lasserre and Maxime Bénéteau racconta l’epopea di una sfida che rimane un graal che tutti i produttori e i piloti sognano di vincere. Si intrecciano le vite di due fratelli che stanno per realizzare un sogno d’infanzia: partecipare insieme alla 24 Ore di Le Mans con una squadra tutta loro. Tuttavia, come spesso accade, a Le Mans, nulla va mai come previsto. Oppure come «Fight to the ball» diretto da Christian Nicoletta che racconta la storia di un allenatore di calcio in Ghana da 55 anni che trasforma i ragazzi delle zone più povere di Kumasi in calciatori professionisti e dà loro gli strumenti per diventare artefici del proprio futuro attraverso la disciplina, lo studio e il duro allenamento. E poi il ciclismo, disciplina «madre» di tutte le storie. Dal «Cielo del Pirata» diretto da Roberto Carulli e Stefano Rizzato che mette insieme la scia di ricordi, folgoranti prima e dolorosi poi che ha lasciato dietro di sé Marco Pantani a «The Unted» di Sebastian Dehnhardt (Germania) che fa rivivere le tappe più importanti della carriera della leggenda del ciclismo Jan Ullrich commentati da lui stesso. O come infine la storia in bianco e nero con «Ottavio Bottecchia El Furlan de Fero» diretto da Franco Bortuzzo (Italia) che ripercorre la vita di questo ciclista sconosciuto che in pochi anni nel 1925 e 1926 vince due volte il Tour. La morte improvvisa dell’amato fratello, investito da un’automobile, cambia improvvisamente il suo destino e un incidente in bicicletta gli costa la vita. La voce di una trentina di persone fra storici, scrittori, attori e parenti del ciclista ricostruisce l’incredibile vicenda sportiva di Ottavio Bottecchia e cerca di fornire ulteriori dettagli ed indizi sulla sua misteriosa morte.