Ok, il prezzo è giusto: 73 milioni per lo stadio Meazza e 124 per le aree intorno su cui sarà possibile edificare per 98mila metri quadrati che, verosimilmente, saranno destinati a spazi residenziali e commerciali sul modello della City Life che è sorta in Fiera cancellando la storia della “Campionaria”. I fondi proprietari di Milan e Inter sarebbero quindi sì intenzionati a costruire un nuovo stadio per i club ma evidentemente fa gola anche il resto, che non è un dettaglio trascurabile. E’ questo il quadro del “business” che gira intorno al nuovo stadio di Milano. Una operazione a cui nei giorni scorsi ha dato un prezzo l’Agenzia delle Entrate a cui Palazzo Marino aveva richiesto un dossier che delineasse il valore di cessione dell’impianto e delle aree limitrofe. Non di solo stadio si tratta quindi, ma di un investimento che potrebbe generare maggior ricavi è che ormai è diventata una storia infinita e ingarbugliata. Era il 26 settembre del 2109 quando,  nell’aula magna del Politecnico alla Bovisa, Milan e Inter con i progetti dei due studi Populous e Manica-Sportium, chiedevano di scegliere se al posto del Meazza sarebbe dovuto sorgere un nuovo impianto costruito su due Anelli, oppure una Cattedrale. Cinque anni fa, che poi erano sei perché del nuovo stadio se ne parlava abbondantemente già da un anno. Da allora che a Milano non si parla d’altro. Piani di fattibilità, progetti, abbattimenti, ristrutturazioni, nuove aree, fughe in avanti verso Rozzano e San Donato, retromarce, ripensamenti, dichiarazioni di interessi. E mentre  si discute tanto di stadi lo sport  “minore” annaspa col grido di dolore di tante società sportive costrette a fare i salti mortali per trovare impianti e spazi per far allenare i propri giovani. E’ critica a Milano la situazione delle piscine a cominciare dal Saini, uno dei centri più frequentati da atleti, atleti paralimpici e nuotatori, chiuso fino alla prossima estate per una ristrutturazione. Stesso discorso, anche peggio,  per Lido, Scarioni e Argelati loro pure chiuse per cambi di gestione e ristrutturazioni più o meno in corso e più o meno a tempo indeterminato. Non solo. Altro “caso di scuola” di quanto lo sport praticato non sia in cima ai pensieri di chi dovrebbe invece garantirlo è l’Agorà, il palazzo del ghiaccio che con le olimpiadi invernali alle porte dovrebbe, nel Paese del buonsenso,  essere al centro delle attenzioni è invece fuori uso dal 2023.  Non solo. Un mese fa è stato danneggiato da un incendio e la scorsa settimana occupato da un centro sociale che si batte contro le olimpiadi a Milano e che per qualche giorno ne ha fatto bivacco. Però se ne parla poco o addirittura non se ne parla. Perchè al centro del dibattito da un lustro c’è solo il nuovo stadio della città. E le aree circostanti di cui però si parla meno…