“All’inizio alcuni ragazzi non rivolgevano neanche la parola alle persone in divisa. Anzi, a volte erano quasi infastiditi alla loro presenza perchè abituati a vedere gli agenti come persone di cui diffidare. Oltretutto appena arrivati gli hanno tolto il cellulare, ovviamente lì ci sono regole e orari da seguire…”. Federica Picchi, sottosegretario con delega ai Giovani e allo sport dei Regione Lombardia racconta così al Giornale  l’iniziativa “sport e legalità”  che mercoledì presenterà a Roma a Palazzo Chigi ai ministri dello sport Andrea  Abodi e dell’Istruzione Giuseppe Valditara. In estrema sintesi il progetto è quello che porterà i ragazzi di alcune scuole superiori ritenute più periferiche e con fragilità sociali, dove magari ci sono stati episodi di bullismo,  a trascorrere una decina di giorni di “allenamento” nei Gruppi Sportivi militari e dei corpi dello Stato. Il primo esperimento pilota è già stato fatto con le Fiamme Gialle e ha visto una sessantina di studenti ospitati nei campus di Ostia, Sabaudia e Predazzo. In primavera si parte sul serio con il coinvolgimento, oltre al gruppo sportivo della Guardia di Fianaza anche di quelli di Vigili del Fuoco e della Polizia penitenziaria, Fiamme blu e azzurre nei campus alla Gorgona e a Moena. Lì i ragazzi, al fianco degli atleti e degli alennatori dei gruppi militari, verranno avviati a uno sport, dal nuoto all’arrampicata, all’atletica leggera, scherma, tiro con l’arco, judo-karate, canottaggio, sci, vela. L’obbiettivo è quello di trasmettere loro , oltre ai valori dello sport, anche quelli della legalità. “Chi ha già partecipato è tornato a casa entusiasta- spiega Picchi- alla fine si è instaurato un rapporto di fiducia, rispetto e di amicizia e, visto lo  straordinario risultato di questo progetto pilota, il mio sottosegretariato ha deciso di estenderlo a tutti gli altri Gruppi Sportivi”.  Nessuna militarizzazione della scuola, non è  quella l’intenzione, ma sono mettere in contatto i ragazzi con mondi sportivi di eccellenza, che hanno storia, tradizione e medaglie olimpiche: “Primo perché non vanno a fare i poliziotti o i finanzieri, ma sport nei loro centri di eccellenza- continua il sottosegretario della Regione Lombardia- Vogliamo farli innamorare delle istituzioni e , soprattutto per qualche ragazzo che ha già qualche ferita con la giustizia, ciò ha un significato profondo. Quale sistema migliore se non lo sport, che insegna il rispetto dell’avversario in una società che non perde occasione per sollecitare all’odio per l’altro? Lo sport è uno strumento straordinario per dare ai nostri ragazzi valori che in altro modo non arriverebbero. Con lo sport insegniamo la preziosità del loro corpo, del tempo, il valore dell’impegno»