Enervit, una storia lunga settant’anni
Comincia tutto 70 anni fa dietro al bancone di una farmacia all’angolo tra via Settembrini e via Vitruvio. Lì lavorano Franca Garavaglia e Paolo Sorbini moglie e marito, entrambi farmacisti con tre figli Maurizia, Pino e Alberto oggi azionisti di maggioranza di Enervit. Paolo Sorbini è un instancabile sostenitore del pensiero scientifico alla ricerca di qualcosa che aiuti l’organismo a stare meglio, qualcosa di innovativo come la fitoterapia che utilizzi estratti di erbe e piante curative potenti come farmaci ma meno tossici. Un progetto visionario e illuminato, un’impresa come tante se ne avviano nel Dopoguerra con la voglia di ricostruire, di fare, di immaginare un futuro lontano dai conflitti. Fonda così nel 1954, proprio vicino alla sua farmacia, la Also una azienda che nel tempo diverrà Enervit e che per più di vent’anni investe, ricerca, e partecipa a convegni medico scientifici e che con i suoi prodotti dà il via ad una vera e propria rivoluzione nel mondo, allora sconosciuto, dell’alimentazione sportiva. All’inizio produce soprattutto prodotti fitoterapici, dolcificanti alternativi allo zucchero ma all’inizio degli anni ’70 arriva la svolta: il Ministero della Sanità autorizza la Also a commercializzare un «prodotto dietetico a base di fruttosio e vitamine all’aroma di mandorla», in pratica sono «tavolette» mai viste prime, lontanissime dall’idea tradizionale del cibo fino ad allora utilizzato dagli atleti. E infatti cambiano la storia della nutrizione e dell’integrazione sportiva. L’azienda intanto si trasferisce a Zelbio, sopra il lago di Como, ed inizia a scrivere una vivace storia commerciale che si affianca alle vicende sportive del nostro Paese, dei nostri campioni ma anche a quella del costume perchè gli italiani iniziano a scoprire la necessità di far sport per stare bene e a familiarizzare con verbi fino ad allora sconosciuti come «alimentarsi» e «reintegrare». Qualche anno dopo un nuovo, importante, scatto in avanti: in azienda arriva il professor Enrico Arcelli, docente all’Università degli Studi di Milano, che dà vita all’Equipe Enervit, una squadra di ricerca che affianca gli atleti nella cura dell’alimentazione mirata al miglioramento delle prestazioni ma che fa studi anche su nutrizione e longevità. Decisiva in questo senso è la collaborazione Barry Sears, biochimico e nutrizionista statunitense che ha dedicato la sua vita allo studio sull’uso del cibo come «farmaco» e alla dieta a Zona capace di ridurre sensibilmente l’infiammazione del nostro corpo. Ma il mondo sportivo resta il marchio di fabbrica dell’azienda di Zelbio. Settant’anni di storia che passano attraverso le immagini e i testi di «The Enervit Story», il libro uscito poche settimane fa per Mondadori, che racconta le grandi imprese sportive e i grandi campioni. Dal record dell’ora del 1984 di Francesco Moser a Città del Messico ai salti Sara Simeoni, oro olimpico a Mosca e prima donna a superare i due metri. Tra la montagna e il mare con le scalate del re degli Ottomila Reinhold Messner e con l’esploratore Ambrogio Fogar che furono i primi a ad avvicinarsi e a testare l’alimentazione liofilizzata. Poi le immagini in bianco e nero acquistano colore. Gli ori e le coppe del mondo di Alberto Tomba, l’indimenticabile maratona olimpica di Stefano Baldini ad Atene, il primo Ironman italiano di Daniel Fontana, Valentina Vezzali, Federico Pellegrino. E siamo alle immagini di oggi. Con Tadej Pogacar che vince Giro e Tour, Jannick Sinner numero uno al mondo nel tennis e Nicolò Martinenghi che, 24 anni dopo Domenico Fioravanti, torna a regalare all’Italia un oro olimpico nella rana. Un lungo viaggio che si chiude con i ringraziamenti di Maurizio, Pina e Alberto Sorbini: «Un’idea benchè all’avanguardia ha bisogno di qualcuno che la sostenga: ci vuole una squadra. Così siamo stati noi in questi 70anni…».