“Non è impossibile attaccare sulla Cipressa, però non so se è una buona idea. Alla Sanremo possiamo parlare per ore delle tattiche, poi ogni piccolo dettaglio cambia le carte…”. Non ha vinto la Sanremo Tadej Pogacar ma con Mathieu Van der Poel e Filippo Ganna ha firmato la più bella Milano-Sanremo di sempre. Una Sanremo pazzesca, enorme, emozionante e intensa come mai, come non si ricorda, come nessuno avrebbe mai neanche immaginato, come forse mai più sarà. Una Sanremo da registrare, da vedere e rivedere nelle Feste comandate, da proiettare nelle scuole, nello scuole di ciclismo, nei circoli sportivi, ovunque si voglia spiegare come il ciclismo possa diventare uno sport capace di farti mancare il fiato…

Ha vinto Van der Poel ed è la seconda volta; secondo è arrivato  Ganna anche lui secondo per la seconda volta sempre dietro l’olandese, terzo Tadej Pogacar che ha corso solo per vincere e alla fine ha perso ma sinceramente conta il giusto. In realtà hanno vinto tutti e tre e non è solo un modo di dire perchè il ciclismo che hanno regalato oggi non è un ciclismo a cui siamo abituati.  C’era un ciclismo prima prima di Tadej Pogacar e ce n’è un altro dopo. In questo ciclismo le regole terrene non valgono più. E allora anche la Sanremo non si vince più sul Poggio ma sulla Cipressa.

Si sapeva, si immaginava ma, in una giornata piovosa e fredda fino al Turchino, per credere bisognava vedere, toccare con mano. E allora quando sulle prime rampe dello strappo che porta a Costa Rainera appare maglia della Uae di Tim Wellens si capisce subito che si sta assistendo ad una rivoluzione. Trentasei l’ora nel tratti al 6 per cento, 38 quando “spiana” al 5 per cento senza far fatica, almeno cosi pare. Folate che fanno malissimo, che servono a togliersi di dosso clienti scomodi come Jasper Philpsen che infatti accosta. Poi poco dopo la metà tocca a Jonathan Narvaez dare un’altra terribile accelerata che dopo un paio di chilometri si sposta e regala il palcoscenico a Pogacar che allunga portandosi dietro Van der Poel e Ganna.

Comincia qui la più bella Sanremo di sempre. Con i tre che sembrano tre missili imprendibili e in cinque chilometri fanno il vuoto e  guadagnano un minuto su un gruppo annichilito. Pogacar, Van der Poel e Ganna, erano loro i favoriti e loro se la giocano con lo sloveno che sul Poggio scatta cinque volte per togliersi l’olandese dalla ruota e all’ultimo quasi ci riesce se non fosse per un tornante che lo obbliga a frenare. Ganna c’è, si stacca, rientra, resiste, si stacca ancora e a 500 metri da via Roma rientra ancora. Monumentale. Finisce allo sprint con Van der Poel che si mette dietro tutti e fa un bis che certifica la sua grandezza. E chi è abituato a guardare i corridori negli occhi lo aveva capito già dalla Cipressa che avrebbe vinto lui perchè alle rasoiate di Tadej non aveva battuto ciglio.

Dettagli. Che servono a raccontare questo nuovo ciclismo di fenomeni, di campioni che non hanno paragoni capaci di sovvertire tattiche e luoghi comuni, di attaccare anche quando non si dovrebbe, di vincere e stravincere. Ma anche di perdere e di rispettarsi. Perchè bastava guardarli i tre al traguardo, seduti uno vicino all’altro in attesa della premiazione: ha vinto il migliore ma senza rancore…