Controlli alle biciclettone elettriche: il 75% fuorilegge. Non sono bici….
Nulla contro le bici a pedalata assistita. Anzi. Negli ultimi anni hanno portato a pedalare anche chi mai avrebbe osato e mai avrebbe pensato, hanno rianimato un mercato morente e hanno contribuito a cambiare una cultura della mobilità ancorata a schemi antichi . Ma c’è una deriva che preoccupa, che rende “tossico” un mezzo che in teoria dovrebbe essere “dolce”. Pochi giorni fa a Milano i carabinieri della Compagnia Duomo e del Nucleo Radiomobile, affiancati da tecnici del Ministero dei Trasporti, hanno fatto alcuni posti di blocco per controllare nelle zone del centro bici elettriche, monopattini e minicar. Il risultato è sconcertante, benchè atteso: su 71 mezzi controllati, 54 sono risultati irregolari, cioè modificati nella loro potenza e nelle prestazioni. La percentuale supera il 75 per cento ed è una cifra impressionante, rende l’idea di una situazione ormai degenerata e fuori controllo.
Non servono strumenti tecnici sofisticati per capire che la maggiorparte di queste biciclettone elettriche, bici non sono. Basta vederle circolare a velocità assurde, basta vedere certi “accrocchi” per potenziare le batterie legati alla bene e meglio con corde e giri di nastro adesivo, basta osservare alcuni motori posticci e soprattutto basta vedere che la quasi tutti quelli sfrecciano con questi mezzi non pedalano e soprattutto non ci pensa proprio di pedalare.
Si potrebbero dire tante cose su questo tipo di mobilità oggettivamente selvaggia e oggettivamente pericolosa. La prima è che con l’idea tanto affascinante delle città “green” che in questi ultimi anni ci ha venduto l’ambientalismo più intransigente non c’entrano nulla. Questi non sono mezzi sostenibili ed ecologici, anzi. Sono dei “surrogati” di motorini et similia che però sono immuni da qualsiasi controllo e da qualsiasi regola a cui invece devono sottostare i mezzi a motore con la targa. E infatti queste “biciclettone”, che viaggiano ben oltre i 50 orari e che pesano quanto uno scooter, si incontrano allegramente contromano o sui marciapiedi guidate da ciclisti senza casco che bruciano semafori e incroci senza il timore di nessun tipo di sanzione. Se questa è l’idea di mobilità del futuro sinceramente non pare una grande prospettiva…
E poi un’ultima considerazione. Le 54 biciclettone sequestrate la notte scorsa dai carabinieri a Milano erano tutte utilizzate dai “rider” che sono in pratica i corrieri che consegnano a domicilio. E’ una nuova professione che dà tristemente il polso di cosa siano diventate oggi le grandi metropoli sempre più “smart”, sempre più connesse, sempre più “fighe” ma anche sempre più pigre e viziate. Dove c’è chi, in ogni stagione e con ogni tempo, per pochi centesimi, con poche tutele e con pochi diritti consegna ( per campare) nelle case pizze o cene a chi non ha più troppa voglia di uscire. Senza giudicare nessuno sarebbe però il caso che oltre ai pattuglioni che fermano le bici irregolari si ponessero obblighi di legge anche a chi i rider li fa lavorare. Magari un’assicurazione obbligatoria, magari la corresponsabilità sulle modifiche apportate alle bici, magari sanzioni condivise nel caso del mancato rispetto delle norme del codice della strada, magari una responsabilità oggettiva per difetti di vigilanza sul lavoro dei “dipendenti”. Magari…
