Un marziano e un campione: vince Pogacar (ma anche Vingegaard)
Un campione e un marziano: hanno vinto in due. Si sapeva che avrebbe trionfato Tadej Pogacar e infatti ha messo dietro tutti anche nella 13ma tappa del Tour chiudendo con un tempo spaziale di 23’00 minuti la cronoscalata da Loudenvielle-Peyragudes di 10 chilometri e novecento metri. Ha dato più di mezzo minuto a Jonas Vingegaard che ora lo insegue “disperatamente” in generale a più di 4 minuti.
Salvo miracoli il Tour è finito qui ma il danese oggi ha lottato come un leone per lasciare che la flebile fiammella della speranza non si spegnesse del tutto, per far capire al marziano sloveno che, non succederà, ma se dovesse capitare…lui c’è. La differenza tra Tadej e Jonas è tutta negli sguardi che raccontano come in questo momento la lotta tra un fenomeno e un campione sia impari. Pogacar all’arrivo ha lo sguardo affaticato, gioisce stringendo il pugno e poi continua lentamente a pedalare scortato dai suoi massaggiatori che gli danno da bere. Fine. Vingegaard arriva con gli occhi “spiritati”. Corre una crono fantastica, recupera due minuti a Remco Evenepoel (non uno qualunque) e lo passa sul traguardo per poi crollare esausto sul manubrio della sua bici nascosto da un casco impresentabile che ne amplifica la re. Sfinito, piegato in due da uno sforzo enorme, vuoto nel fisico ma forse anche nell’animo perchè se tutto ciò non basta per vincere, per dominare, per gioire non capisce forse cos’altro si possa fare. Di umano almeno.
E’ un campione il danese. Uno che vince due Tour è un campione per forza e oggi ancora di più, perchè dopo la “mazzata” presa ieri sull’Hautacam in pochi, forse nessuno, sarebbero stati capaci di reagire con una crono a questi livelli. Ha l’aria mite ma è un tipo tosto. Umile soprattutto. Due anni fa dopo il suo secondo trionfo a Parigi, affacciandosi dal balcone del Municipio di Coopenaghen davanti a 25mila persone che lo applaudivano quasi fosse un re, fece subito sapere sapere ai suoi connazionali che il suo sogno non era fare un tris a Parigi, vincere un mondiale, una classica monumento o chissà cos’altro ancora. No. Il suo sogno era partecipare con la nazionale danese ai Giochi di Parigi…Una richiesta non un pretesa. E infatti non ci andò a Parigi perchè non venne selezionato, ovviamente senza l’ombra di una polemica. Così va dalle sue parti, così è Jonas Vingegaard. Anche oggi battuto ma a suo modo vittorioso…
