La Plagne, il sogno di Aresman sulla montagna del Pofessore…
“Ho battuto due alieni…” Dopo la vittoria sui Pirenei a Superbagneres, Thymen Arensman, il 25enne olandese della Ineos Grenadiers vince anche nella “minitappa” accorciata per motivi sanitari da Albertville a La Plagne di 93 km. Alle sue spalle c’è il podio del tour, cioè i tre che saliranno sul podio domenica a Parigi: Tadej Pogacar, Jonas Vingegaard e Florian Lipowitz. “Vincere una tappa del Tour dopo una fuga è incredibile, vincerla scattando dal gruppo della maglia gialla è un sogno. Tadej e Jonas sono i migliori al mondo ma li ho appena battuti, è pazzesco. NOn so come ho fatto…” Arensman dopo il traguardo è praticaente crollato al suolo, sfinito, senza più forze, dopo aver dato non tutto ma di più. Ha reso vinto su un traguardo storico perchè il Tour, in questo suo peregrinare per rendere omaggio ai suoi campioni di sempre, non è arrivato lassù per caso. Qui vinse nel 1984 e nel 1987 Laurent Fignon . Come dimenticarlo il Professore? Se lo ricordano un po’ tutti perchè perse un Tour per otto secondi… Era il 1989 e il francese venne battuto da Greg LeMond all’ultima cronometro. Beffato dall’americano ma soprattutto dall’intuizione di un ex-istruttore di sci di nome Boone Lennon che masticava di aerodinamica meglio di chiunque altro e che per primo ideò le protesi per le prove contre la montre come dicono i francesi. Le appendici fecero la differenza in quel Tour e spalancarono le porte al ciclismo del futuro. Caschetto biondo, occhialini tondi da intellettuale e l’aria un po’ supponente tipica dei francesi, Fignon andava forte, anzi fortissimo. Perchè uno che vince due Tour, un Giro, la Sanremo, una Freccia vallone e molto altro ancora come volete che vada… Soprattutto di Fignon restò impresso nella mente di molti italiani il Giro dell’84 e quell’ultima tappa a cronometro che arrivava all’Arena di Verona. Era l’epoca delle prime ruote lenticolari, di Francesco Moser che andava come una moto e di quell’elicottero che gli organizzatori gli piazzarono sulla testa dalla partenza di Soave che a dire del “professorino” gli costò Giro e maglia rosa che finì infatti sulle spalle del trentino. Più o meno quarant’anni fa. Laurent Patrick Fignon, nato un venerdì mattina all’ospedale di Bretonneau, ai piedi di Montmarte a Parigi, se n’è andato 15 anni fa, portato via da un tunore al pancreas. Una vita intensa, sportivamente e non solo sportivamente, perchè la sua esistenza fu quella di un uomo “pensante”. “Non dico che ai miei tempi fossimo migliori- scrive Fignon nell’ autobiografia “Nous etions jeunes et insouciants” uscita in Francia nel 2009 e tradotta in Italiano nella collana AlVento– Eravamo diversi e io penso di aver vissuto il breve intermezzo hippie del ciclismo. E ne sono fiero…”. Altro che otto secondi…
