Manifestante sul traguardo del Tour: da Napoli a Valence la differenza c’è
Non è che l’erba del vicino sia sempre più verde è solo che ( forse) al di fuori dei nostri confini c’è un’idea di legalità un po’ diversa. Un paio di giorni fa, all’arrivo della 17sima tappa del Tour de France a Valence un uomo è piombato in bici sul traguardo qualche minuto prima del gruppo sfuggendo, non si sa come, ai controlli negli ultimi chilometri.
Probabilmente una goliardata che però ha pagato a caro prezzo. Due agenti della Gendarmerie lo hanno “abbattuto” senza troppi complimenti, scaraventandolo a terra per poi trascinarlo, semisvenuto, verso le transenne. Soccorso è stato poi fermato, ammanettato, e ieri giudicato per direttissima dove condannato a ben 8 mesi di carcere, con sospensione condizionale della pena per “essere entrato in un’area di competizione sportiva disturbando lo svolgimento della gara, aver rifiutato di obbedire agli ordini delle forze dell’ordine e aver usato violenza contro un pubblico ufficiale”, ha dichiarato il procuratore di Valence. Al trentenne è stato anche vietato l’accesso a qualsiasi impianto sportivo per cinque anni, inoltre dovrà pagare 500 euro di danni all’agente di polizia che lo ha scaraventato a terra prima di cadere a sua volta.
Va così in Francia. Ma va così anche altrove tranne che da noi. E allora torna in mente ciò che al Giro, sul traguardo di Napoli, era successo poco tempo fa quando un manifestante aveva teso un tubo sul traguardo finale proprio mentre stavano arrivando a settanta all’ora i corridori in piena volata. Solo per fortuna non era successo nulla. Per il 67 attivista era stat emesso un Daspo che dovrebbe ( il condizionale è d’obbligo visto che non sara facile controllare) tenerlo lontano dalle manifestazioni sportive per due anni. La differenza tra ciò che è successo a Valence e ciò che è successo a Napoli non è nell’entità delle condanne ma nell’atteggiamento, nella cultura diffusa che accompagna l’operato delle polizie all’estero e nel nostro Paese in cui si tollerano, quando non si giustificano, le azioni dei manifestanti che mettono a rischio manifestazioni sportive, atleti, che imbrattano monumenti, che devastano centri storici e altro si potrebbe aggiungere. Esistono diritti ( e quello di manifestare è un diritto sacrosanto) che però vanno esercitati senza infrangere le leggi e soprattutto senza metter in pericolo la vita di chi sta gareggiando. E c’è da scommetterci che se i poliziotti italiani avessero agito con la stessa determinazione che hanno usato i colleghi francesi sarebbero stati messi in croce da buona parte dell’opinione pubblica se non addirittura indagati. Perchè molti avrebbero preso le parti del “povero” ciclista…
