“Vent’anni sembran pochi poi ti volti a guardarli e non li trovi più…”. Vola il tempo e non solo per  eroi come Bufalo Bill. Vola per tutti. Passa via così veloce che sembra ieri quando da Marina di Campo si tuffavano in acqua i coraggiosi nella prima edizione di Elbaman che allora non era ancora “full” ma un medio sulla distanza 70.3. Era il 2004  e durò poco. Solo un anno perchè per scrivere la storia serve coraggio e così la sfida raddoppiò e cominciò tutto da capo. Una bella storia che forse va anche un po’ oltre il triathlon. “Vorrei ringraziare tutti quelli che hanno creduto in noi in questi venti anni-  spiega Marco Scotti, anima e cuore di Elbaman-  Che hanno creduto  che dal nulla e con pochi mezzi, ma con passione e capacità, si potesse realizzare il sogno di avere una gara del genere in Italia.  Un evento di sorrisi, fatica, felicità ed amicizia che va ben oltre al valore agonistico . Ognuno degli atleti che è partito ed ha varcato la finish line in questi 20 anni è e sarà per sempre nel mio cuore ed in quello del mio meraviglioso staff di volontari, senza il quale nulla sarebbe stato possibile…”.

Valli a rincorrere vent’anni. Vent’anni di storie, vittorie, medaglie, gioie, qualche immancabile delusione, qualche conto in sospeso che così poi uno torna ( tanti tornano) per regolarlo. Vent’anni di grandissime fatiche, di passioni che scorrono sottopelle. Vent’anni di soddisfazioni. Vent’anni da pionieri, di titoli italiani, di edizioni “spaziali” e di edizioni meno fortunate e “alluvionate” perchè bisogna a volte anche essere coraggiosi e capaci di fare un passo indietro. Non va sempre tutto bene. Ma Elbaman in questi vent’anni , piaccia o no,  la storia l’ha scritta. Ed è una storia tutta sua,  mai banale, autentica e forse un po’ ruvida, controcorrente , che non si può (o non si vuole) tatuare ma resta. Eccome se resta, più nel cuore e nell’anima che sulla pelle. Sarà l’isola che è meravigliosa ma non fa sconti, sarà che per anni è stato il primo e l’unico full italiano, sarà che ha un’essenza tutta sua pensata, scritta e difesa con la passione che si può dare alle “creature” .

Vent’anni e sembra ieri ma in realtà è oggi più che mai con una edizione che rende omaggio alla cifra tonda con un record. Mai come quest’anno con oltre 900 iscritti, con un 20% di partecipanti stranieri provenienti da 20 nazioni, tra cui Stati Uniti, Argentina e Australia.  E’ la più alta affluenza nella storia , proprio nell’anno in cui si festeggia. C’era un volta solo Elbaman, ora ci sono parecchie cose in più perchè i tempi cambiano e il contorno conta. E allora sabato va in scena  l’Aquathlon delle Aquile e per i più giovani l’Elbaman Kids e domenica le gare regine: l’ Elbaman (3.8 km nuoto, 180 km bici, 42.2 km corsa) e Elbaman73 (1.9 km nuoto, 90 km bici, 21.1 km corsa), entrambe disponibili anche in formula staffetta per chi non se la sente ( ancora) di prendere l’Elba di petto.

Duro il giusto e forse un po’ di più, tecnico il giusto, bello come sa esserlo solo l’Isola d’Elba non ha niente da invidiare a nessuno. Anzi. Tant’è che nel 2010 Elbaman è stato inserito tra le migliori 10 competizioni al mondo distanza iron dalla rivista Triathlete USA che aveva spiegato come da queste arti si riscoprisse l’anima del triathlon, quella un po’ più ruvida e meno ruffiana, più carta vetrata che lustrini insomma. Gara affascinante ma difficile. Sarà l’isola che è meravigliosa ma non fa sconti, sarà che per anni è stato il primo e l’unico full italiano, sarà che ha una storia tutta sua pensata come un abito che ti cala addosso e poi fai fatica a togliertelo. Ci si tuffa come sempre dallo “scoglio” di Marina di Campo, cuore  della frazione di nuoto e della corsa che accarezza la spiaggia, che passa in mezzo tra case, locali, negozi, che un po’ sale e poi riscende, che ti gonfia le gambe che ti fa pentire, maledire e alla fine gioire. Si pedala ad anello tra Marciana e Marciana Marina che è uno dei posti più belli e spettacolari dove poter pedalare tra mare e orizzonti che non finiscono mai. Due giri di solito per la distanza lunga ma quest’anno, per motivi di sicurezza legati al manto stradale, i giri diventeranno quattro sul circuito già noto della half distance. Va così in attesa di tempi ( e strade) migliori.

Vent’anni per un lungo racconto di sport. Per rivivere quella che è forse la vera Woodstock del triathlon dove spesso ci si incontra ma ancor più spesso ci si ritrova, dove ci si sente a casa e un po’ in famiglia.  Vent’anni per scriverne anche se non basta perchè per raccontare Elbaman soprattutto bisogna farlo.  Solo così si colgono le emozioni di uno sport che da queste parti torna un po’ all’antico,  senza bisogno di esibire, di dimostrare, di apparire. Marina di campo all’alba,  un giro di bici sulla costa che apre orizzonti incredibili, una corsa fino a notte tra le vie di un paese che s’illumina per aspettare chi sta chiudendo la sua fatica, una pizza alla fine anche nelle ore piccole perchè qui per una notte forni e cucine restano accesi. Per molti è una storia d’amore e di passione che va avanti da anni. Venti per la precisione. Quando “il paese era molto giovane e il  verde brillante della prateria dimostrava in maniera lampante l’esistenza di Dio…”.