Cinque anni senza Maradona: si è fermato il tempo
Cinque anni, vola il tempo. Vola e si porta via i ricordi, non tutti. Quelli che restano il tempo li “accomoda”, li “addomestica”, porta loro via gli spigoli e li ammanta di quella dolce malinconia che accompagna la vita che scorre. Tutto scorre e un lustro sembra nulla. Sembra ieri che se n’è andato Maradona ma in realtà non se n’è mai andato perchè lui resta. E rimasto. e Così stasera al San Paolo di Napoli gli uomini di Antonio Conte scenderanno in campo e un po’ lo sentiranno al loro fianco che non sarà come averlo in campo perchè in campo, purtroppo, uno come lui non lo rivedremo mai più. Sembra ieri che il Pibe de Oro ha salutato tutti e se n’è andato via, imprendibile come sempre nei suoi dribbling. Guardi Napoli o guardi Buenos Aires, ti guardi intorno in giro per il mondo e capisci che il resto non conta nulla. Diego Armando Maradona è per sempre. Le sue giocate, i suoi gol, la sua Napoli assurda e angosciata, Fidel, il tatuaggio del Che, l’alcol, la cocaina, i suoi figli dimenticati e poi ritrovati, i demoni che si portava dentro, il suo folle tentativo di dribblare anche la vita tant’è che sembrava immortale.
Non ci si può neanche provare a distinguere. L’uomo, l’atleta, ciò che ha fatto in campo e ciò che ha fatto nella vita: che senso ha distinguere? Diego Armando Maradona è uno solo ed è ciò che di lui resterà. Un “Dio sporco”, vicinissimo al popolo e consegnato alla storia dal popolo, dal suo popolo. Un artista inarrivabile che come aveva scritto Vittorio Sgarbi vale Caravaggio di cui non si può giudicare una vita che è già leggenda e quindi va al di là del Bene e del Male. Ciò che resta di Maradona è ciò che si vede in tv sui giornali, in rete, ovunque. Un omaggio infinito e spontaneo della gente che grazie a lui ha trovato gioia, riscatto e dignità, che l’ha sempre sentito dalla sua parte senza moralismi e senza giudicare la sua vita, i suoi errori, la sua dannazione.
Un omaggio commosso che va al di là degli scudetti di cui ancora restano i segni nei Quartieri spagnoli di Napoli o di quel gol di mano che vendicò gli inglesi che facevano gli arroganti alle Malvinas. Di Diego resteranno per sempre il sorriso da scugnizzo, la sua irriverenza e la sua maledetta voglia di vivere. Rimarrà lo sguardo fiero e sprezzante rivolto a chi nel ’90 all’Olimpico osò a fischiare l’inno argentino prima della sfida che vedeva l’Albicelste opposta ai tedeschi. Rimarrà quel sogno infinito che ha regalato a Napoli. Rimarrà un murale disegnato sulla saracinesca di qualche negozio o chissà dove. Rimangono la sua storia, il ricordo, le foto, le statuine sulle bancarelle, le magliette, le bandiere, le figurine appicciate alle finestre. Frammenti di ciò che è stato. Cinque anni senza Maradona, vola il tempo. Anzi no. Diego è risucito anche a dribblare il tempo…
