Troppe le donne in gara senza il velo e così due organizzatori finiscono agli arresti. Succede sull’isola di Kish, nel Golfo Persico, al largo della costa meridionale dell’Iran, dove due giorni fa si è corsa una maratona che ha visto al via oltre 5mila atleti. Molte le donne che hanno partecipato senza l’hijab, il velo islamico che copre i capelli e il collo lasciando libero il viso. Troppe per le autorità e così  la Corte rivoluzionaria di Kish ha deciso di intervenire fermando ( per ora) due persone. Secondo l’agenzia Mehr, uno dei due arrestati è un funzionario dell’organizzazione statale della zona franca di Kish, che verrà sospeso dall’impiego in qualsiasi ente governativo; l’altro è un dipendente di una società privata, che sarà interdetto da qualsiasi incarico legato alla gestione di organizzazioni ed eventi sportivi.  Ma l’azione legale non è finita e potrebbe riguardare  tutti i funzionari coinvolti nello svolgimento della competizione, compresi agenti governativi e del settore privato, accusati di violazione dei regolamenti e della legge.

Un giro di vite. Secondo procuratore generale di Kish, “nonostante i precedenti avvertimenti sulla necessità di rispettare le leggi e i regolamenti vigenti nel Paese, nonchè  i principi religiosi, consuetudinari e professionali nell’organizzazione di questa gara, i funzionari competenti non hanno prestato la dovuta attenzione a tali avvertimenti”.  La presa di posizione della magistratura iraniana non e’ casuale e si inserisce nel quadro di un dibattito più ampio in cui il tema dell’obbligatorietà dell’hijab sta tornando sulla scena del discussione pubblica, con una parte della politica iraniana più conservatrice che accusa la magistratura di non fare abbastanza per contrastare fenomeni “di devianza”. Il 2 dicembre scorso, la maggioranza di parlamentari, 155 su 290, ha accusato la magistratura di non aver applicato correttamente la legge sul velo obbligatorio, e di aver creato “terreno favorevole alla diffusione della nudità” .

Nella Repubblica Islamica vige l’obbligo per le donne di indossare il  velo in pubblico.  Ma il velo divide la classe politica in Iran, dove non mancano donne che  scelgono di non indossarlo, soprattutto nella capitale Teheran. Per il presidente Massoud Pezeshkian  non si può costringere nessuno a portare l’hijab.  Eletto Presidente della Repubblica Islamica dell’Iran nel luglio 2024, Pezeshkian fa parte della corrente riformista del Paese e si è sempre distinto per le sue posizioni moderate, la critica alla polizia morale e l’aspirazione a un dialogo con l’Occidente, pur rimanendo fedele ai principi del regime. È il primo presidente non religioso dopo oltre vent’anni. Si scontra con la parte più intransigente della magistratura che si batte invece per un approccio più rigoroso.  Nell’ultimo mese sono stati chiusi diversi locali e ristoranti per il  mancato rispetto dell’obbligo del velo, ma ci sono anche stati  concerti e altri eventi che hanno accolto donne che non indossavano il velo. Alcuni organi di stampa conservatori, tra cui Tasnim e Fars, hanno condannato la maratona d i Kish, definendola indecente e irrispettosa delle leggi islamiche in vigore dopo la Rivoluzione Islamica del 1979.