“Con il  suo urlo liberatorio ai mondiali di atletica a Tokyo ha riportato l’Italia sul podio della maratona dopo 22 anni di attesa. Un bronzo che come spiega lui arriva dal niente, dalle case popolari di Ponte Lambro…” Cosi recita la motivazione dell’Ambrogino d’oro consegnato ieri sul palco del teatro dal Verme a Milano dal sindaco Giuseppe Sala ad Ilias Aouani.  E’ la più più alta delle onorificenze con cui Milano incorona i suoi cittadini illustri, quelli che lasciano un segno. E Iliass Aouani un segno lo sta lasciando eccome  nello sport ma non solo nello sport anche se il riconoscimento arriva proprio a conclusione di un anno che l’ha visto conquistare il bronzo mondiale a Tokyo e il titolo europeo sulla stessa distanza a Leuven nelle Fiandre in Belgio.

La storia di questo ragazzo è tutta da raccontare. Nato a Fquih Ben Salah in Marocco 30anni fa , ma arrivato in Italia, a Milano,  all’età di due anni con i suoi genitori cresce a Ponte Lambro e non trova davanti a sè una strada spianata.  Lì studia e comincia ad allenarsi  e a gareggiare con i colori dell’Atletica Ricciardi. Nel 2015 vince una borsa di studio che lo porta a continuare gli studi in Texas, alla Lamar University, e a finirli quattro anni dopo alla Syracuse University dove si laurea in ingegneria. Torna in Italia e si trasferisce a Ferrara agli ordini di Massimo Magnani a cui deve molto e non lo dimentica: “Sono grato per chi ha creduto in me- aveva raccontato  dopo una il suo terzo posto ai mondiali di Tokyo-felice  di alzare il tricolore e di aver reso felici tante persone: la mia famiglia, il coach Massimo Magnani e tutto lo staff che mi segue. Questo bronzo arriva dal nulla, dalle case popolari , e spero che la mia storia sia di ispirazione per tutti: quando ci credi abbastanza, i sogni si possono realizzare. Mio padre sta per andare a lavorare in cantiere e sarà fiero di me. In questa medaglia c’è di tutto: momenti di delusione in cui volevo mollare, lacrime versate in macchina da solo, ma ce l’ho fatta”

Nella storia dei Mondiali quella di Aouani è stata la quinta medaglia azzurra in  una maratona maschile dopo un argento (Vincenzo Modica 1999) e tre altri bronzi (Gelindo Bordin 1987, Stefano Baldini 2001 e 2003). Un tassello in una avventura che non è, ovviamente, ancora finita e che non è solo una storia sportiva.  La storia di Ilias Aaouani, come ben spiega la motivazione dell’Ambrogino, è fonte di ispirazione per una città che sta cambiando, che è ormai sempre più cosmopolita e che si sta trasformando tra aspirazioni, nuove realtà e anche tra tante contraddizioni.

Un paio di anni fa, dopo il primato italiano firmato da Aouani nella maratona di Barcellona, fecero notizia alcuni insulti razzisti rivolti al maratoneta delle Fiamme Azzurre. Esemplare fu la sua risposta: «L’Italia non è un Paese razzista ha accolto me e la mia famiglia come figli e ci ha dato opportunità di cui saremo sempre grati – spiegò allora – Non amo rispondere alle polemiche sui social e infatti pensavo di non farlo. Poi però mi sono detto che forse questa volta era necessario perché molta gente scrive senza pensare e ciò che si scrive resta quindi volevo che restasse anche il mio di messaggio positivo, sperando che serva a riflettere. Non amo chi approfitta dell’albero che, cadendo, fa più rumore della foresta che cresce per lanciare propagande che rappresentano l’Italia come un paese razzista È ingiusto nei confronti dei veri italiani, che rappresentano il 99% della popolazione. Vorrei lasciare un segno attraverso lo sport. Non devo dimostrare di essere italiano e non devo negare di essere marocchino: mi sento il frutto di due mondi diversi e vorrei portare il meglio dell’uno e dell’altro affinché si capisca che la diversità è una ricchezza, che una persona va giudicata dallo spessore del suo pensiero, dal comportamento e non dalla provenienza del suo nome o dalla quantità di melanina della pelle”.  Anche per questo Aouani merita l’Ambrogino.