Anche alla Vuelta i delinquenti della protesta
“Israel-Premier Tech rispetta il diritto di tutti alla libertà di parola, che include il diritto di protestare pacificamente, ma condanniamo fermamente le azioni pericolose dei manifestanti nella quinta tappa della Vuelta a España, che hanno compromesso non solo la sicurezza dei nostri ciclisti e del personale di gara, ma anche quella dei manifestanti stessi. Il team continua a collaborare con gli organizzatori della gara e le autorità competenti per garantire la nostra sicurezza alla Vuelta a España e a tutte le gare, e per garantire che eventuali proteste non influiscano sulla nostra sicurezza né sul nostro diritto a gareggiare“.
Un comunicato per raccontare che oggi ( anche oggi) alla Vuelta durante la crono a squadre un manipolo di manifestanti ProPal, per far valere una causa ha messo a rischio la vita degli atleti. Non si discute la causa, non si discute il diritto alla protesta, non si discute nulla di tutto ciò. Si discute il modo che poi alla fine rischia di nuocere alla causa stessa. Tirare corde o striscioni mentre i ciclisti passano a settanta all’ora è un atto criminale e irresponsabile. Punto.
Chi lo fa non è un manifestante ma un delinquente che come la “gramigna” sta infestando lo sport, qualunque sia la battaglia che si vuole sostenere. Dal rugby durante la finale Premiership allo stadio Twickenham di Londra quando due eco attivisti anni fa entrarono in campo cospargendolo di vernice arancione, alla Diamond League di atletica a Stoccolma quando in quattro con uno striscione bloccarono la finale dei 400 a ostacoli. Dal mondiale di Glasgow quando gli ecologisti di “Just stop oil” si misero di traverso sulla strada bloccando i corridori per oltre 50 minuti alla quinta tappa di oggi con arrivo a Napoli quando sul lungomare di via Caracciolo un manifestante ha attraversato la strada con il suo striscione mettendo a rischio la vita di Taco Van der Hoorn e Enzo Paleni e del gruppo poi che inseguiva a settanta all’ora.
Va chiarito subito che , non come sostiene chi difende i manifestanti, che tutte queste forme di protesta non sono proteste pacifiche. Anzi. Bloccare una manifestazione sportiva, bloccare gli atleti, bloccare una strada con gente che sta magari andando al lavoro di pacifico non ha nulla. Sono manifestazioni violente che andrebbero impedite con egual forza fermando, denunciando, giudicando chi si arroga il diritto (inesistente) di bloccare una tangenziale, un’autostrada, la finale di una gara di atletica o un mondiale di ciclismo, una tappa del Giro o della Vuelta . In realtà definire questi manifestanti “imbecilli”, come spesso accade e come spesso fa parte della politica, svia dal problema e tende a derubricare questo genere di azioni a “marachelle”. In realtà invece questi manifestanti, questi eco-attivisti, questi che provano con gesti del genere ad attirare l’attenzione su una vertenza o una loro causa, sono violenti che protestano in modo violento. E come tali polizia e governi dovrebbero trattarli. Protestare così è un reato e va perseguito.
