Evenepoel alla Red Bull Bora: “Per noi è un segnale…”
Remco Evenepoel indosserà la maglia Red Bull-Bora-hansgrohe. Un po’ si sapeva, ora si sa. Ed è un trasferimento che fa “rumore” perchè il belga non è un ciclista qualunque ma uno che a 25 anni ha già inciso il suo nome nella storia del ciclismo. E’ un fuoriclasse e piaccia o non piaccia, Remco divide. Non ci sono vie di mezzo per raccontare questo fenomeno che a soli 23 anni ha già vinto una Vuelta, due Liegi-Bastogne-Liegi, tre classiche di San Sebastian, due mondiali su strada e a cronometro e due medaglie olimpiche. Non ci sono vie di mezzo perchè o si ama o si odia. Perchè è spesso sbruffone, spesso arrogante e non fa il minimo sforzo per rendersi simpatico. Nato il 25 gennaio 2000 a Schepdaal, una frazione del comune di Dilbeek a pochi chilometri da Bruxelles, è figlio di Patrick Evenepoel, professionista che tra gli Anni ’80 e ’90 battagliava con Miguel Indurain e Gianni Bugno. Arriva nel ciclismo che conta poco più di cinque anni fa. Prima fa dell’ altro, soprattutto gioca a calcio sua passione da quando aveva cinque anni, nella file dell’Anderlecht, del Psv Eindhoven fino alla nazionale giovanile del Belgio dove è anche capitano. Insomma non uno scarso. Poi però l’amore finisce. E finisce quando dal Psv lo mandano a farsi le ossa in prima divisione nel Malines. Saranno le fabbriche un po’ tristi di questo paesone industriale nella provincia di Anversa, saràa l’aria delle Fiandre, sarà che quando si è giovani si fa presto a cambiare idea il centrocampista di belle speranze decide di punto in bianco che il calcio non fa più per lui e nel 2016 mette il pallone in garage e sale in bici. Quattro mesi di apprendistato è arrivano le prime vittorie: alla Bizkaiako Itzulia, una delle più importanti gare internazionali della categoria juniores, alla Aubel-Thimister-Le Gleize, alla Route des Gèants e alla Philippe Gilbert Junior. Nel 2018 in 47 giorni centra 36 vittorie tra gli juniores, campione nazionale, europeo e mondiale sia in linea che a cronometro, e a 18 anni firma il suo primo contratto da professionista con la Quick-Step di Patrick Lefevere. L’anno dopo vince l’Europeo a cronometro élite e conquista l’argento al Mondiale sempre a cronometro. Il resto è storia recente, compreso quel volo terribile che lo ha visto precipitare da un muretto in una scarpata al Giro di Lombardia. Una storia breve ma intensa, una storia da predestinato che pone il belga già tra i grandi del ciclismo di oggi qualsiasi cosa di lui si possa pensare, da qualsiasi parte si decida di stare, indipendentemente dalla ( tanta) strada che ancora dovrà percorrere. Remco è così: prendere o lasciare. Esagera quando perde, esagera quando vince, esagera sempre. Mai normale, mai banale: “L’arrivo di Remco segna più di una semplice pietra miliare per noi- spiega Ralph Denk, Ceo di Red Bull-Bora-hansgrohe- è un segnale chiaro. Stiamo tracciando la strada per diventare una delle forze più interessanti sulla scena ciclistica internazionale negli anni a venire e Remco è sinonimo di ambizione. Non vuole solo pedalare, vuole dare forma al ciclismo. Non solo porta con sé un talento atletico eccezionale, ma anche una mentalità straordinaria. La sua determinazione, la sua professionalità e la sua instancabile spinta al successo”
