Healy si prende la “Bastiglia” e si veste di giallo al Tour
Se c’era un giorno in cui Ben Healy poteva prendersi la maglia gialla non poteva che essere il 14 luglio. Nel giorno in cui i francesi festeggiano la presa della Bastiglia, simbolo della caduta dell’ancien regime, questo irlandese scapigliato e imprevedibile fa la sua rivoluzione e va a comandare il Tour. Ma dal rosa al giallo il passo non è breve. Anzi.
Sono come sempre uno scatto e una fuga di una quarantina di chilometri questa volta non da solo. Questa volta non per vincere una tappa come pochi giorni fa ma per puntare al bersaglio grosso, alla testa della classifica, con l’idea fissa di recuperare quei quasi quattro minuti che, alla partenza di Ennezat, lo dividevan0 da sua maestà Tadej Pogacar che anche oggi ha fatto capire a tutti che, se non ci saranno contrattempi, arriverà in giallo a Parigi con Jonas Vingegaard che lo seguirà a ruota finche potrà
Sta bene in giallo Ben Healy. Sta benissmo perchè sul Massiccio Centrale nella decima tappa che ha portato il gruppo Le Mont Dore Puy de Sancy ha avuto il coraggio di far saltare il banco con una azione formidabile. Fa sempre cosi, per fortuna. Sembra che corra a caso anche se in realtà per “inventare” e sparigliare le corse come come fa lui servono cuore e gambe e la vogli adi provarci. Sempre, anche “non a rigor di logica” che poi è ciò che fa la differenza quando ciò che hai in testa accade.
Vince la tappa Simon Yates con cerottino rosa sul naso tanto per ricordare a tutti che poco più di un mese fa sul Colle delle Finestre ha vinto il Giro. Vince ma in realtà l’emozione è tutta per questo 24enne di Kingswinford nelle Midlands occidentali inglesi a 5 miglia da Dudley, che però è irlandese perchè irlandesi sono i suoi suoi e lui ha preferito il passaporto di famiglia pensando che in Irlanda avrebbe avuto più possibilità di pedalare e farsi notare che non in Inghilterra. L’emozione è tutta per lui perchè 38 anni dopo Stephen Roche riporta la maglia gialla nella terra di San Patrizio e poco importa se è una maglia in “affido” perchè già da venerdì, sui PIrenei, dovrà quasi certamente riconsegnarla al “padrone” sloveno. Intanto se la gode.
Capelli arruffati, barba lasciata andare, orecchini, aspetta che Pogacar arrivi sul traguardo e conta i secondi che sembrano non passare mai. Poi a conti fatti ritrova quel sorrisetto furbo di chi non si capisce bene se sia più timido o già la sappia lunga. Uno così te lo aspetti di più in un pub del Donegal o a un concerto dei Pogues o dei Waterboys. E invece te lo ritrovi in testa al Tour con tutti i meriti perchè è difficile, se non impossibile non appaludirlo, non esaltarsi, non emozionarsi quando scatta e parte. Anche se non si sa cosa potra combinare, se arriverà al traguardo, se vincerà o se verrà battuto. Ma poco importa. Per fare le rivoluzioni serve coraggio. E questo irlandese di coraggio ne ha da vendere.
