Le Olimpiadi bandiranno gli atleti transgender da tutte le competizioni femminili. La “pratica” è sul tavolo del Cio e la via è più che tracciata.  Secondo la stampa inglese ( Times, Telegraph e Bbc)  il Comitato olimpico internazionale  non ha ancora preso la decisione ufficiale,  ma sta analizzando i dati di un nuovo studio internazionale e sarebbe più che mai intenzionato ad introdurre il divieto già dal prossimo anno. Una mossa che si inserisce in un contesto mondiale di crescente restrizione e segue una linea promossa dalla neo presidente del CIO, Kirsty Coventry  che ha affrontato il tema durante la sua campagna dichiarandosi più volte favorevole al divieto assoluto e commissionando subito dopo la sua elezione a marzo una revisione che valutasse i vantaggi fisici permanenti degli atleti trasgender in gara.

Un tema dibattuto e di grande attualità. Negli Stati Uniti il presidente Donald Trump, lo scorso febbraio,  aveva firmato un ordine esecutivo che vieta alle atlete transgender di competere negli sport femminili e successivamente il Comitato Olimpico e Paralimpico americano (Usopc)  aveva ribadito la propria posizione che vuole gli sport sport femminili “rigorosamente”  per donne”. Nel 2020, World Rugby era diventata la prima a dichiarare che le donne transgender non possono competere a livello élite. Nel 2022, la Fina (ora World Aquatics) aveva impedito alle transgender di competere nelle gare femminili d’élite se avessero attraversato qualsiasi fase della pubertà maschile. Il dibattito è stato acceso da casi come quello di Lia Thomas, campionessa NCAA, e ha portato anche alla creazione di categorie separate, come la categoria “aperta” per le transgender istituita dalla British Triathlon nel 2022.

Dopo atletica, nuoto, triathlon e rugby anche la Federazione ciclistica britannica aveva vietato tre anni fa alle donne transgender di prendere parte alle competizioni femminili applicando il nuovo criterio di partecipazione che, secondo i responsabili federali inglesi, si basa su principi di equità. “Le cicliste transgender potranno gareggiare in una categoria aperta con gli uomini- si leggeva nella una nota della British Cycling- mentre le gare femminili verranno riservate a coloro il cui sesso è stato assegnato femminile alla nascita». La decisione era arrivata arriva dopo un processo di revisione di oltre nove mesi che aveva visto confrontarsi i vertici federali spesso su posizioni contrastanti.

E ora si va verso il divieto del Cio. A sollecitare  la presa di posizione del Comitato olimpico internazionale sarebbe stata Jane Thornton, ex canottiera olimpica e medico del CIO, che avrebbe presentato ai membri del Comitato una relazione dettagliata sugli effetti persistenti dei vantaggi fisici maschili, anche dopo la riduzione dei livelli di testosterone tramite terapie ormonali. La presentazione “molto scientifica e basata sui dati e priva di emotività” – pare abbia convinto gran parte dei delegati.  Il dibattito sarà esteso anche alle atlete intersessuali, come nel caso della pugile algerina Imane Khelif, che ai Giochi di Parigi 2024 aveva scatenato polemiche internazionali vincendo l’oro nella categoria welter pur avendo cromosomi maschili e genitali femminili a causa di una condizione congenita.  Il nuovo regolamento, che dovrà ancora essere perfezionato, mira a resistere ai prevedibili ricorsi legali delle associazioni per i diritti transgender.