“Chi ha finito una maratona sa che vincere una sfida con te stesso è bellissimo. Molto più che vincere contro gli altri…”. Al di là della politica, delle simpatie, degli schieramenti, del fatto che possa piacere o non piacere Matteo Renzi in tutti questi anni un segno lo sta lasciando. E’ stato sindaco di Firenze, premier, è stato il “rottamatore”, l’uomo della Leopolda, di lui si dice sia un berlusconiano di sinistra, il Pieraccioni del Pd, un “furbetto” che ama Steve Jobs, che sta con Confindustria ma anche con gli operai, che sa come funzionano le regole della comunicazione, di Facebook e Twitter e che in tv ci sa stare sia che vada da Porro e o da Travaglio a parlare sul serio di politica o a fare il saltimbanco. Gliene hanno dette di tutti i colori.

Ma al di la di tutto Matteo Renzi è anche un maratoneta anche se, e questo resta un peccato originale, anni fa quando ancora era sindaco di Firenze durante la maratona aveva sguinzagliato i controllori sui mezzi pubblici per multare i maratoneti che erano senza biglietto. Però di maratone ne ha finite parecchie, anni fa era girata voce che volesse anche provare un triathlon e tutto questo, nella visione maratoncentrica del migliori dei mondi possibili, resta una medaglia al merito.

Oggi è arrivato al traguardo della Maratona di Atene che, per chi corre, è la madre dei tutte le maratone. Una 42 chilometri non semplice, con salita e discesa, che il leader di Italia Viva ha chiuso nel decoroso tempo di 4 ore e 10 minuti. “Finire Atene è stato più difficile del previsto- ha scritto sui suoi social- Le continue salite e in parte anche le discese hanno messo a dura prova le mie gambe, soprattutto sotto il profilo muscolare. Non ho paura a dire che in un paio di momenti la difficoltà di correre era così tosta che ho pensato anche di abbandonare. Non ci sarebbe stato nulla di male, capita di non farcela: il fallimento fa parte della vita. Oggi invece è andata bene.  Nella discesa finale verso l’ingresso dello stadio Panathinaiko, negli ultimi seicento metri, c’erano molti italiani a fare il tifo. Qualcuno mi ha riconosciuto e una ragazza mi ha dato una bandiera italiana, quel tricolore che ci unisce e che vogliamo onorare sempre. Non era previsto ma sono entrato nello Stadio delle prime Olimpiadi moderne con in mano la bandiera del mio Paese…”. Che non è una emozione da poco…