Si è arresa solo a Beatrice Chebet. Dietro di lei il mondo, Africa compresa che nel fondo, nei diecimila, è un pianeta a parte. Ma Nadia Battocletti argento alle olimpiadi di Parigi e ieri argento ai mondiali di Tokyo ormai in cima al mondo ci sta davvero comoda. Diecimila metri in 30’38”. Mezz’ora di emozione con gli occhi puntati addosso ad ammirarla, a cercare di capire qual è il segreto che la porta a correre così leggera, quasi fosse sospesa. Venticinque giri a scrutarla, a cercare di guardarla in viso, sperando di continuare a vederla concentrata e serena a non cogliere smorfie di fatica, di cedimento. Poi finalmente il traguardo, l’argento, le lacrime, il record italiano in una gara che vale l’olimpiade di Parigi ma forse un po’ di più perchè è la conferma del suo talento e perchè è anche stata più veloce.

Così, come se fosse tutto facile, naturale, nelle cose. In un mondo di eccessi Nadia Battocletti, 25 anni di di Cles, fa tutto ciò con una naturalezza disarmante, che tradisce e nasconde chissà quali sacrifici, chissà quale tenacia, determinazione e carattere. E’ è il ritratto di un mondo a cui forse non siamo più tanto abituati fatto più di sostanza che di apparenza, di buone maniere, di dichiarazioni a modo mai sopra le righe, lontano dai riflettori, “normale” nella sua formidabile grandezza.  La conferma anche ieri: ” Sono orgogliosa di ciò che ho fatto davanti a mia mamma e al mio fidanzato. E sono orgogliosa del fatto che a Cavareno abbiano portato le scolaresche in piazza davanti al maxischermo per vedermi”. Fine. Senza esagerare, senza sceneggiare, senza bisogno di aggiungere altro. Anche perchè non serve.

Una strada di successi, passo dopo passo, in pista, nel cross dove sono arrivati in questi anni titoli e medaglie. La sua è una corsa che scorre nel sangue ma non da subito presa in eredità da sua mamma, Jawhara Saddougui, ex mezzofondista marocchina e  suo papà Giuliano, maratoneta trentino nonchè suo allenatore. Prima di provarci, e fortunatamente di scegliere, ha provato con il tennis, con le danza,  con l’arrampicata, sostenuta, incoraggiata ma libera di decidere. Come sempre dovrebbe essere. Vive a metà tra Cavareno e Trento dove, dopo il diploma al liceo scientifico, si è iscritta al corso di laurea di Ingegneria Edile e Architettura e va forte anche lì, visto che dopo i mondiali dovrebbe laurearsi.

Rigore e gentilezza che le hanno regalato un sogno che la stanno portando dove non si poteva immaginare. O forse sì. Perchè ancora non ci si rende perfettamente conto del valore assoluto delle imprese, delle medaglie che questa campionessa sta colorando di azzurro,  forse non si capisce quanto questa ragazza stia facendo in un “pianeta”, quello del fondo e del mezzofondo, che ormai da lustri è praticamente terra proibita per tutti,  dominio esclusivo di etiopi e keniani. Un sogno che non finisce perchè molto si può ancora scrivere e perchè ora ai mondiali ci sono anche i 5mila dove è lecito sperare. E nadia c’è, perchè ormai c’è sempre.