Tra Varese e Comabbio, in bici tra i laghi di “ghiaccio”
Il lago di Comabbio e quello di Varese sono uno accanto all’altro. E’ un attimo in bici, su e giù per una ciclabile, che tra asfalto e sterrato gira tutta intorno e si intreccia per una cinquantina di chilometri. Che vanno pedalati adagio, con calma, senza cardio, senza guardare i watt, senza pretese agonistiche perchè per quello, un po’ più su e spesso al fianco, c’è la strada dove i professionisti corrono le Tre Valli. Ma se la vita impone delle scelte così è anche l’andare in bici. E allora se si decide di accarezzare il lago sponda dopo sponda, lido dopo lido, paesino dopo paesino allora la ciclabile è la via perfetta.
Fare turismo o escursionismo in bici dev’essere un lento pedalare con il suo scorrere silenzioso e paziente, con le deviazioni inaspettate, con le mappe che spesso si perdono, con le soste impreviste perché si incontra un borgo, una trattoria, uno scorcio che merita una foto. Con il sole, con la pioggia, con gli imprevisti perché capita di forare e di riparare, di sporcarsi le mani di grasso, di dovere fare i conti con qualche bullone che si allenta, di dovere metter mano a brugole e cacciaviti.
La ciclabile del lago di Comabbio sono tredici chilometri, forse quattordici, che portano da Varano Borghi a Corgeno di Vergiate a Mercallo tra stradine sinuose, ambienti naturali e parchi, ninfee, piccole spiagge e una passerella sospesa sull’acqua di quasi un chilometro che unisce le sponde di Comabbio a quelle di Ternate. E piacevole pedalarci sopra, una bella emozione che avvicina ancor di più alle acque di un bacino di origine glaciale che nei secoli passati pare fosse tutt’uno con il lago di Monate qualche chilometro più in là. D’estate è una vera oasi, d’inverno un po’ meno perchè la bassa profondità nonché lo scarso ricambio delle acque favoriscono la formazione di uno spesso strato di ghiaccio che in tempi antichi veniva raccolto dai pescatori del luogo e portato nelle ghiacciaie per la conservazione del pesce e di altre derrate alimentari.
I “giazzer”, così le chiamano in dialetto le ghiacciaie sono le vera “chicca” del lago di Comabbio e il giro vale la pena solo per andarle a vedere. Sono due, perfettamente conservate e restaurate, e raccontano una storia affascinante dei secoli passati. Costruite interamente di pietra nel 1700 sono scavate in terrapieni profondi circa dieci metri e la loro funzione era quella di conservare il ghiaccio e il pesce pescato nelle acque di Varese, Comabbio e Monate. Venivano infatti di volta in volta riempite con lastroni che si staccavano dal lago d’inverno dai pescatori che li tagliavano con la scure, li arpionavano con uncini e li trascinavano nelle loro barche dove erano avvolti in coperte per trasportarli all’interno delle ghiacciaie, dove il ghiaccio si conservava addirittura per un anno intero. Storie passate, di secoli lontani, che con un po’ di pazienza è facile ritrovare. Soprattutto in bici quando il pedalare si dimentica della fretta di tutti i giorni…
