Varese, terra di laghi ( e non solo) da scoprire in bici
Oltre 2.500 chilometri per pedalare tra sterrati, ciclabili e strade «zitte», sette laghi, tre parchi regionali, quattro siti patrimonio dell’Unesco. E poi arte, archeologia, produzioni di vino, olio e zafferano che sembravano scommesse e invece stanno diventando vere e proprie realtà imprenditoriali. Si potrebbe tranquillamente finire qui per raccontare la vocazione turistica di Varese e del suo territorio che ha vanta una formidabile storia nobile ma che nell’immaginario di molti si lega in tempi recenti più alla manifattura e all’industria.
E invece basta guardarsi intorno, pedalare adagio come impone la regola del cicloturismo lento per rendersi conto che da queste parti ci sono (tutti da scoprire) luoghi e persone con grandi storie da raccontare. «VareseDoYouBike», l’iniziativa che vede insieme Camera di Commercio Varese, enti locali, operatori e associazioni vuole essere il «tassello» che tiene insieme un nuovo progetto cicloturistico. Il progetto che vede oltre 40 itinerari «mappati» si rivolge a tutti gli amanti della bicicletta: agli appassionati, alle famiglie, ai viaggiatori senza dimenticare la vocazione più agonistica di queste zone visto che su queste strade da sempre si corre la Tre Valli Varesine.
La bici resta il mezzo migliore per scoprire i luoghi più nascosti di un territorio, quelli dove in auto non si può andare o a piedi sembrano irraggiungibili. E vale anche da queste parti. Oasi, paesaggi, strutture ricettive piccole ciclabili che avvicinano alla natura. Come quella sospesa sul lago che da Varano Borghi porta a sfiorare le acque verso Comabbio. Pochi chilometri per arrivare in paese, per scoprire che proprio qui visse e lavorò, dopo il ritorno dall’Argentina, Lucio Fontana uno dei padri dello Spazialismo, famoso per le sue opere iconiche con «buchi» e «tagli». L’antica casa Fontana è rimasta come era un tempo: negli arredi, negli oggetti, nello studio dove Fontana creava le sue opere.
Una «terra di Laghi» ma anche di molto altro con luoghi speciali come il Sacro Monte di Varese, ma anche l’area longobarda di Castelseprio e la zona fossilifera del Monte San Giorgio a cavallo tra Italia e Svizzera, testimonianza di una storia geologica risalente a 230-245 milioni di anni fa. E poi Angera a cui si può arrivare, fuori dalle rotte trafficate, pedalando attraverso la palude Bruschera, zona di conservazione tra gli altri, del Martin Pescatore.
Angera non è solo lungolago e rocca ma anche un piccolo museo archeologico che conserva i primi ritrovamenti archeologici risalenti a 12mila anni fa. E infine le «sorprese» che non ti aspetti. La coltivazione di zafferano che Giovanni Belluscio e sua moglie Carmela Pappalardo coltivano da più di dieci anni alle porte di Angera; la «natura in moto», l’azienda agrituristica di Capronno dove Francesca Zagaglio e la sua famiglia trasformano in «prodotti» il latte di 90 mucche; la Cascina Piano l’azienda che ormai da due generazioni racconta che anche in queste terre moreniche si possono produrre vino d’autore e la Cascina Roncaccio che ha scommesso sull’olio. E anche questo da queste parti si può fare…
