Lermontov eroe del (nostro) postmoderno

“Le donne”, scrive Michaìl Jurevic Lèrmontov nel suo capolavoro Un eroe del nostro tempo, “amano soltanto gli uomini che non conoscono“. Ed è sicuramente su questa caratteristica che punta l’antieroe lermontoviano Grigorij Pecorin per le sue avventure galanti, spregiudicate e caratterizzate da una vena di cinismo. L’ufficiale Pecorin è uno dei personaggi più interessanti della letteratura moderna. Soprattutto per la sua capacità di essere paradigma delle debolezze umane. E anche, se non soprattutto, perché le sue nefandezze, le sue piccinerie, vengono scoperte poco alla volta dal lettore, dal momento che il narratore (di un’onesta intellettuale davvero senza precedenti), non impone […]

  

Così Pasolini ha “sconfitto” Dickens

Devo fare ammenda. Pubblicamente. Devo fare ammenda della superbia delle mie convinzioni. E devo fare ammenda per la mia debole memoria. Questo post è un atto riparatorio nei confronti di uno dei più celebri romanzi di Pier Paolo Pasolini: Ragazzi di vita (Garzanti). Devo questa pubblica ammenda a causa di un mio pregiudizio che ha fortemente compromesso la crescita culturale di mio figlio (liceale). La lettura di questo testo di Pasolini, pubblicato nel 1955 e da allora mai uscito dalle librerie (e già questa è una medaglia ), è diventato un compito a casa per la classe di mio figlio […]

  

La Caporetto di Hemingway è una vittoria letteraria

Chiudendo Addio alle armi di Ernest Hemingway (nell’edizione Oscar Mondadori con la preziosa traduzione di Fernanda Pivano) mi è tornata in mente la figura di Medusa. Impossibile guardare negli occhi il mitologico personaggio. E chi alzava lo sguardo su di lei lo faceva attraverso l’espediente di una superficie riflettente. La guerra, con i suoi orrori e la sua stupida e cieca violenza, non può essere guardata direttamente negli occhi.  Si può soccombere nel tentativo di raccontarla e di spiegarla. Si soccombe per pietà, si soccombe per debolezza o si soccombe sotto il peso di una retorica  anestetizzante. Ecco: Hemingway ha guardato […]

  

Il Proust d’America fa a pezzi la famiglia

“Non credo che la memoria menta per motivi futili. Il fatto è che la memoria tratta l’assoluto, i riassunti; tratta forme di conoscenza portatili, e così finisce per drenare cose che assomigliano più a motti, ad aforismi e ad apoftegmi che non a momenti reali”. Ci può essere sentenza più proustiana di questa? Se non è dell’autore della Recherche (e non lo è infatti), almeno è di qualcuno che quel testo ha davvero letto con estremo profitto. Tanto che questa stessa frase potrebbe essere il compendio esegetico più corto e più lucido che su quel capolavoro della letteratura novecentesca possa […]

  

Jerome è sceso dalla barca (dell’umorismo)

Cosa succede se all’improvviso uno scrittore (ma potrebbe anche essere un poeta, un musicista, un filosofo o un pittore) diventasse ricco? Se dall’oggi al domani si scoprisse milionario? La domanda ovviamente potrebbe avere molteplici risposte. Le più varie. Però la domanda resta valida soprattutto se si sgombera il campo dalle preoccupazioni propriamente professionali (e poetiche) e da quelle materiali (bollette, mutui e via dicendo). Dal momento che lo scrittore è normalmente, per indole e per abitudine professionale, portato a sondare l’animo umano, si porrebbe immediatamente nella condizione di mettere la sua improvvisa ricchezza in rapporto con la dilagante povertà che […]

  

Con Joyce sulla rive gauche

Nostalgia canaglia. Io la intitolerei così una recensione dedicata al libro Shakespeare and Company scritto da Sylvia Beach a metà degli anni Cinquanta e tornato adesso nelle nostre librerie grazie al prezioso lavoro di Neri Pozza (traduzione di Elena Spagnol Vaccari e introduzione di Livia Manera). Si tratta di un libro di memorie dedicato a un luogo dell’anima. Uno di quei posti dove si è fatta la storia del Novecento. Almeno dal punto di vista letterario. Shakespeare and Company era infatti una libreria. Una libreria originale e famosissima. Almeno nell’ambiente cosmopolita e altamente vivace della Parigi degli anni Venti.  Una […]

  

Guareschi, Di Maio e il congiuntivo

“Ogni volta che Di Maio parla, muore un congiuntivo”. Basta fare quattro passi nella Rete per trovare slogan e battute come questa. L’arrivo dei Cinque Stelle al potere ha liberato una grande voglia di scherzare sulla ignoranza altrui. Si ironizza soprattutto sulla incompetenza della nuova classe politica che non è stata filtrata attraverso nessuna “scuola di partito” e che non ha fatto alcuna gavetta. E ovviamente sul livello culturale di molti dei nuovi attori della scena parlamentare, giudicato dal popolo della Rete estremamente basso, è cresciuto un filone di arguzie e motti (più o meno salaci). Personalmente non mi viene […]

  

Le minicar di Balzac

Ogni volta che mi passa accanto una minicar,  con a bordo ragazzi che scimmiottano il peggio degli adulti al volante, mi vengono in mente le figlie di papà Goriot. Il celebre personaggio di Honoré de Balzac è sicuramente una delle maschere più vivide della Comedie Humaine, il grande affresco dedicato alla società francese dell’inizio del XIX secolo. La sua è una situazione a dir poco proverbiale: vedovo, fiaccato da una vita di enormi successi economici, dedica la vecchiaia a proteggere le figlie. Le fa entrare in società consegnandole a due mariti ricchi ma soprattutto blasonati ed eleganti. Fatto questo si […]

  

Il filatelico di via Arenula è la migliore invenzione di Malerba

La vittoria di Helena Janeczek al Premio Strega con il romanzo La ragazza con la Leica (Guanda) è stato salutato non soltanto come l’affermazione di una scrittrice dopo tanti anni, ma anche come l’affermazione del testo più sperimentale tra quelli in concorso. Soprattutto quest’ultima constatazione mi porta a pensare a Luigi Malerba che il Premio Strega non l’ha mai vinto. A cinque anni dalla scomparsa dello scrittore emiliano, arriva in libreria Sull’orlo del cratere (Mondadori), raccolta di racconti cui l’autore stava lavorando prima di morire. Giochi linguistici, capovolgimenti di senso, “paradossi irresistibili” che segnano la cifra della poetica e del […]

  

Così Bolaño sfida la pazienza dei farmacisti colti

C’è un romanzo la cui lettura mi ha precipitato in una sorta di cilindro rotante. Attraversare le pagine di 2666 di Roberto Bolaño (Adelphi, traduzione di Ilide Carmignani) è come sentirsi mancare il terreno sotto i piedi, come salire sulle montagne russe. Meglio ancora: come salire su delle montagne russe dentro un labirinto. Se questa “diavoleria” fosse possibile, sarebbe la perfetta metafora dell’ultimo grande romanzo dello scrittore cileno. Un’opera straordinaria. La fatica che costa al lettore è ampiamente ripagata. Perché a ogni pagina c’è un abisso narrativo in cui precipitare. I personaggi principali lasciano volentieri il campo a centinaia di figuranti […]

  

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