Non c’è niente di più odioso nel panorama letterario contemporaneo degli effetti perniciosi della cosiddetta cancel culture. Ovvero quella censura a posteriori su titoli e autori che, con i criteri dell’oggi, sarebbero fuori dal mainstream e dai confini della politically correctness. Fa sorridere se non fosse tragico. Il più classico degli esempi è Mark Twain, che oggi sarebbe costretto a subire un editing radicale per i suoi più celebrati romanzi. Ma nessuno scappa a questo regola idiota. Si è già detto di Cervantes, di Shakespeare, perfino d Balzac. Tra gli italiani mi viene in mente soltanto Carlo Dossi che, se […]