[photopress:barca_1_2_3_4.jpg,thumb,pp_image]Una festa. Diecimila persone tra due ali di folla. Catalani, spagnoli, americani, danesi e italiani. Tanti italiani. Che li riconosci subito perche corrono, sudano e non tacciono mai…E allora <animo..> come urlano ad ogni metro da queste parti. Non c’è  mai da annoiarsi: tra capolavori di Gaudì, palazzi, vie monumentali, spiagge e rambla si sente meno anche la fatica. La corsa vola via. Come volano i soliti keniani. Primo e secondo: Cheebii e Kosgei in poco meno di due ore e 15 minuti. Dietro di loro un fiume di mille colori che arranca sotto una pioggerellina sottile fino al traguardo di piazza di Spagna. Una passerella per tutti: per chi sprinta sotto le tre ore ma anche per chi si trascina al limite delle sei con le gambe che sono due pezzi di legno. Barcellona che corre la maratona è musica. Tante sono le band che danno il ritmo: dal rock alle percussioni afro. Qui suonano un po’ tutti.  Ti giri e trovi un negozio di chitarre. Ti rigiri e ne trovi un altro.  Musica nelle rambla, musica al Parco Guell e musica su quasi tutto il percorso della maratona. Ritmo, applausi e la contagiosa allegria spagnola, pardon catalana, che ti accompagna fino all’arrivo, con la città chiusa al traffico e i poliziotti più presi a fare il tifo che a frenare la rabbia degli automobilisti imbottigliati. Finisce per me in 4 ore e 25 minuti a far da <pesce pilota> a mia moglie che corre alla grande fino al trentaduesimo e poi soffre ma tiene duro e resiste con un buon passo fino alla fine. Ma non è l’epilogo. Al traguardo dell’albergo mancano altri due chilometri, da fare a piedi perchè ci siamo dimenticati i soldi per il metrò. <Olè>.