[photopress:Maratona_di_Roma_Michela_Rossi.jpg,thumb,alignleft]<Correre a Londra era quello che Michela voleva…portare il suo pettorale al traguardo credo sia il modo migliore per ricordarla>. Quando la settimana scorsa avevo sentito Pierpaolo Rossi, il fratello di Michela la ragazza  morta sotto le macerie della sua casa dell’Aquila durante il  terremoto, mi era tornato l’imbarazzo di quando anni fa facevo la <nera> e mi toccava bussare nelle case dopo le disgrazie o un omicidio:  <Cosa sta provando? Come si sente?>. Domande del <cazzo>, ( scusate il temine) che non servono a nulla e che a un servizio  aggiungono ancor meno. Anche perchè nel dolore la risposta e sempre una sola e poi credo sia giusto lasciare in pace la gente che soffre. Ma torniamo a Michela Rossi. Qui la situazione era diversa. C’era un gruppo di amici che aveva deciso di correre la maratona di Londra col suo pettorale e con la sua maglia e mi sembrava sinceramente una bella cosa farlo sapere ai lettori del mio giornale. Così ho alzato il telefono e ho chiamato  Pierpaolo per farmi raccontare la storia di questa ragazza di 37 anni, ingegnere dell’Alenia Spazio e sportiva a tutto tondo che poche settimane fa era in gara alla Stramilano forse a qualche metro anche da me.  Nè è venuta fuori una bella chiacchierata che ho scritto in un pezzo uscito oggi sul nostro sito che allego e vi invito a leggere

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