[photopress:Londra_2.JPG,thumb,pp_image][photopress:londra4_1_2.JPG,thumb,pp_image][photopress:Londra_3_1_2.JPG,thumb,pp_image][photopress:flora_1_2.jpg,thumb,pp_image]Il pezzo <serio> sulla maratona di Londra l’ho scritto per il sito del Giornale  e quindi chi vuol sapere qualcosa di più gli dia un’occhiata (https://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=346750 ). Qui c’è un po’ di spazio per il <cazzeggio>. Detto che non è partito il keniano Martin Lel per un infortunio, che ha vinto il suo connazionale e compagno di squadra Samuel Wanjiru e che secondo e terzo sono arrivati Tsegaye Kebede (Etiopia) e Jaouad Gharib ( Marocco) che con <Sammy> formavano il podio olimpico a Pechino, passiamo a raccontare l’altra maratona, quella delle persone <normali>. Io l’ho intravista in tv. Sotto un sole molto poco londinese ( in compenso stamattina nell’hinterland milanese sembrava di essere nello Yorkshire)  sono partiti  in 38mila: una bella cifra a cui hanno contribuito anche i maratoneti italiani che alla partenza si sono schierati in più di 400. Ma ciò che mi ha colpito è il mare di gente a bordo strada:  secondo qualche sito inglese più di un milione e mezzo di spettatori ma inglesi  ( e francesi) esagerano sempre un po’ quindi il dato va preso con le pinze. Tra i <nostri> c”erano i runner che hanno portato al traguardo il pettorale di Michela Rossi, la ragazza abruzzese morta nel terremoto all’Aquila ma  anche una buona rappresentanza del gruppo Smarathon che corre per raccogliere fondi da devolvere alla ricerca sulla Sma, l’atrofia muscolare spinale. A loro dedico il finale di questo post perchè sono andati davvero veloci. Ecco i tempi: Davide e Cristian hanno finito in 3 ore e 25 minuti, Luca e Andrea in 3 e 27. Complimenti, ci mancava solo si affacciassse anche la Regina ad applaudirli.