Titta Pasinetti, il nostro inviato
[photopress:titta.jpg,full,alignleft]Uno dei miei ricordi di Titta Pasinetti è legato alla maratona di Milano. Prima edizione, era il numero zero, nel dicembre di nove anni fa. Lavoravamo tutti e due in cronaca di Milano e tutti e due eravamo appassionati di sport, soprattutto di ciclismo. Ma io da qualche tempo mi ero <fissato> con la maratona e da buon neofita non parlavo d’altro. <Allora, la fai?> mi disse una sera. <Ci provo…> gli risposi. <Beh, se tu la fai- continuò Titta- io ti guardo in tv…>. E negli occhi gli balenò l’idea di un servizio. Ne venne fuori una pagina con due pezzi: il mio che l’avevo corsa e il suo che l’aveva vista . Il mio entusiasmo per aver finito la prima maratona sotto una pioggia battente, il suo sguardo disincantato nel cogliere una città grigia che faceva correre i maratoneti tra i casermoni e strade di periferia. Non gli era piaciuta- mi confessò poi – l’esordio milanese della Milano marathon meritava ben altra passerella. Tutto questo per ricordare Titta e il suo modo di inventarsi ‘sto mestiere con intuizioni e sfumature che ai più sfuggivano. Chi era e Titta Pasinetti lo ha raccontato benissimo Cristiano Gatti in un pezzo uscito sul Giornale del 29 giugno ( ttp://www.ilgiornale.it/lp_n.pic1?PAGE=107734&PDF_NUM=1549) e cosa e come scriveva Titta lo racconta un bel libro che è in libreria in questi giorni. <Dal nostro inviato> è una raccolta dei suoi articoli pubblicati sul Giornale, una piccola, suggestiva antologia di chi come pochi sapeva raccontare le cose: dal calcio, alla cronaca al festival di Sanremo, alla lettera in prima pagina scritta al direttore in cui raccontava di avere quel tumore che se lo portò via nel’aprile del 2003. Ovviamente c’è anche tanto ciclismo che credo fosse la cosa che lo emozionasse di più.