Armstrong sul Mauna Kea: dal mare alla luna
[youtube k3h9pEgjtxQ&NR=1] L’ho già scritto, non riesco ad essere obbiettivo quando parlo di Lance Armstrong. Faccio il tifoso e scrivo da ultrà. Ma come si fa a non restare affascinati? Non tanto dalle sue imprese, perchè uno che ha vinto quello che ha vinto lui non stupisce più. Mi colpisce la sua caparbietà. Pochi giorni fa è salito in sella alla sua bici e da solo è arrivato sulla cima del Mauna Kea, un vulcano spento sulle isole Hawai. Quando ho letto la notizia sulla Gazzetta non ci credevo, mi sembrava un’esagerazione. Ma mi fido di Marco Pastonesi: è uno dei giornalisti che più capisce di ciclismo, va in bici sul serio e con lui anni fa ho giocato spesso a calcio. Insomma uno serio, so chi è e so che non esagera. Armstrong è partito da Hilo, in riva al mare e dopo 62 chilometri di ascesa solitaria è arrivato all’Osservatorio astronomico che sta sulla cima di questa montagna dimenticata a 4.192 metri. Non sono mai stato da quelle parti ma mi sono documentato e grazie ad internet sono risucito anche a capire e a vedere che razza di posto è: basta dare un’occhiata al filmato allegato per farsi un’idea. Non c’è quasi nulla, sembra di pedalare sulla luna. Si sale, si continua a salire, si sale sempre senza sosta e senza pietà. Sessantadue chilometri senza tregua con una pendenza media del 6,5 per cento che in alcuni tratti arriva al 18, più o meno come Mortirolo e Zoncolan. Nella seconda parte gli utlimi 23 chilometri sono sterrati, la strada si stringe e l’accesso è consentito solo ai fuoristrada. Ci sta che un professionista vada lassù senza problemi. Ci sta che il Mauna Kea rientri nella tabella di avvicinamento al Tour o alla Sanremo che il cow boy quest’anno ha messo nel mirino del suo Winchester. Ma è che un campione come il texano decida conquistarsi una cima così tutto da solo e senza dir niente a nessuno secondo me spiega tante cose. Armstrong è Armstrong perchè nella su testa è rimasto il gusto estremo della sfida. Altrimenti non sarebbe tornato in sella, non avrebbe corso un paio di maratone, non andrebbe sui monti del Colorado a spaccarsi braccia e gambe in una delle più dure gare di mountain bike al mondo. Arrivato sul Mauna Kea ha dato le spalle all’osservatorio astronomico e i si è scattato una foto che ha poi messo sul suo blog: <Ce l’ho fatta…>. A vederlo sembra il solito cicloamatore. Poi guardi meglio e capisci perchè ha vinto sette Tour de France.