Lo sport fa male e noi siamo tutti malati terminali
Insistono, siamo tutti malati. Gli over 40 che fanno sport, si allenano quattro-cinque giorni la settimana , gareggiano e si divertono, lo fanno perchè sono fanatici e fissati. Non c’è scampo. Dopo Il Giornale e La Repubblica tocca al Corriere, stamattina a pagina 31. Il titolo è una sentenza: <Il lato oscuro dello sport, quando l’allenamento diventa un’ossessione. Soprattutto dopo i 40>. Lo sport fa male ragazzi! Se il termine <ragazzo> mi si concede visto che i 40 li ha passati, ma non riesco proprio a smettere di correre e pedalare. I fumatori mi capiranno, credo. Allora leggo con attenzione l’articolone di Stefano Agnoli per scoprire che malattia ho e realizzo che sono affetto dalla <Sindrome del nido vuoto>. Il nido che…? Si ho letto bene: il nido vuoto. E’ la malattia che colpisce i genitori , soprattutto i papà, che si ritrovano con la casa vuota perchè i figli, ormai grandi, hanno preso il volo. Così non resta che ammazzarsi di sport. Esagerare. Sfinirsi in interminabili ripetute che mettono a rischio articolazioni e coronarie nella patetica rincorsa di una gioventù che ci sta sfuggendo. E in qualche caso doparsi. Ma per favore…A parte il fatto che io il nido ce l’ho ancora ben pieno visto che i miei figli tutti e tre insieme non superano i vent’anni ma, anche se fosse, non vedo nessuna patologia nel trovar piacere ad allenarmi quattro volte alla settimana se testa e fisico reggono. No. La diagnosi del Corrierone non mi lascia scampo. Corro, esco in bici e nuoto perchè <ho necessità di piacermi e se salto una seduta di allenamento ho grandi sensi di colpa perchè sono malato di vigoressia…>. Senza polemica, ma vorrei rassicurare un po’ tutti: dormo benissimo anche quando salto un <lungo> o non riesco a fare i miei 70 km in mountain bike. Quanto alla vigoressia, ammetto la mia ignoranza ma sinceramente non so cos’è. Però quando corro da solo nel Parco del Ticino, mi arrampico sugli sterrati in mountainbike o pagaio in canoa allIdroscalo sono pervaso da un grande senso di benessere. Penso ai fatti miei, godo e mi rilasso. Non so se sia un bel segnale ma sto bene anche fisicamente, mi permetto qualche stravizio a tavola e, anche se qualche volta ho le gambe un po’ affaticate, riesco ancora a non usare l’ascensore per fare le cinque rampe di scale che mi portano nella mia redazione al Giornale. Ma non è finita. Se sono malato, la mia dev’essere una fase terminale. Mi piace allenarmi con il sole, ma se piove, fa freddo e c’è fango la mia soddisfazione è molto, ma molto maggiore…Quest’anno poi non mi è venuta neppure l’inflluenza. Che dite, morirò?