Katia Figini, cinque deserti di corsa per aiutare le donne che soffrono
Iniziando con una una frase che non ha mai detto nessuno si potrebbe dire che “Chi ben comincia è a metà dell’opera…” E che Katia Figini, 35enne runner milanese domiciliata a Tortona, s’è portata un bel po’ avanti. Lei , specializzata in imprese estreme, in testa ha un progetto non da poco. Una sfida che, come tutte le sfide nasce per caso, da uno sguardo, da un sensazione, dalla scintilla che ti fanno scattare gli occhi delle donne di un villaggio africano che incontri sul percorso di una gara. Sembra che ti chiedano aiuto, perchè in giro per il mondo di donne che soffrono con grande dignità ce ne sono tantissime, e così decidi di partire, di imbarcarti in un’avventura ai limiti del possibile per dar loro una mano. Ora la sua corsa, appoggiatta dall’Associazione Sai Fondiaria, è “Run for women” e la porterà ad attraversare cinque deserti, in cinque continenti in un anno. Una gara per ogni lettera che compone la parola WOMEN, una sfida per accendere l’attenzione sulle donne e sulla loro difficile condizione in molti Paesi del mondo. Katia, si diceva, è già partita ed è già a buon punto. Dopo la vittoria alla Sahara Race 2010 dello scorso 9 ottobre, pochi giorni fa si è piazzata al quinto posto assoluto, e primo posto femminile, nella seconda delle 5 gare estreme che compongono il progetto: il “Desert Oman Raid”, Cinque giorni di fatica pura che hanno portato Katia da una baia sul mare fino agli altopiani montuosi di Halout per le prime tre tappe e attraverso il deserto sabbioso di Wahiba per le ultime due, lungo un percorso di 170 km che ha portato a termine 20 ore e 15 minuti. Ora un po’ di riposo poi si cambiano scenario e continente. A marzo le toccherà affrontare le nove tappe e i 350 chilometri dell’America del Sud in Patagonia; a maggio le Blue Mountains autraliane in una 100 chilometri non stop e a giugno le Montagne del Colorado in una 150 km da diluire in quattro tappe. Se riuscirà in questa difficile impresa, stabilirà un record mondiale come unica donna ad aver attraversato 5 deserti in un anno correndo in condizioni di autosuffienza. In bocca al lupo