Ciclismo: in Spagna vogliono che si paghi il biglietto
Non è buttata lì. L’idea non è ancora realtà ma presto in Spagna, pardon nei Paesi Baschi, potrebbe diventarlo. E sarebbe una vera e propria rivoluzione. Far pagare un biglietto agli spettatori delle gare di ciclismo che si accalcano sulle salite della Vuelta e non solo lì. Che dire? Secondo logica ci sta: si paga per vedere calcio, basket, tennis anche per il badminton e il curling quindi perchè no per il ciclismo? In Spagna ci stanno pensando sul serio soprattutto nei Paesi Baschi dove il governo locale è intenzionato a rendere legge la proposta che riguarderebbe tutte le gare, e non solo quelle in circuito fatta dal consigliere allo Sport del governo basco Patxi Mutiloa. «C’è sempre un margine da zero a cento, non stiamo pensando a prezzi che siano una follia- ha spiegato il consigliere in un’intervista del quoridiano iberico As- ma evidentemente lo spettatore che si reca sul posto e si gode lo spettacolo dovrà collaborare in qualche modo al suo mantenimento». «Il ciclismo è uno sport che costa molto – ha spiegato – e per il quale il cittadino finora non contribuisce economicamente». Per il terzo anno consecutivo l’assessorato alla Cultura della regione spagnola è infatti il principale sponsor della Vuelta del Pais Vasco che si celebra in primavera. Mutiloa si è chiesto quanto ancora potrà durare questa situazione se non si trova una soluzione economica per questo tipo di eventi. Insomma, almeno in Spagna, chi segue il ciclismo dal ciglio delle strade e si accontenta di vedere sfrecciare i corridori, dovrà rassegnarsi a pagare. Personalmente credo sia una follia. Chi si arrampica sui tornanti del Giro e del Tour lo fa per pura passione. Sole a picco, acqua a volte anche neve, ci sia alza all’alba per andare a conquistarsi un posto e poi si aspettano ore e ore per veder passare chi è in fuga e poi il gruppo. Dura un amen. Il tempo di una foto, di un applauso, di uno sguado e poi svanisce tutto. I più fortunati trovano una tv per godersi l’arrivo molti girano i tacchi e tornano a casa senza sapere neppure chi ha vinto. Ma per migliaia e migliaia di persone ne vale sempre la pena. Sono la cornice, l’essenza di uno sport che anche su questa passione ha costruito pagine di storia. Forse più che il biglietto andrebbero pagati i tifosi.