Ad Abbiategrasso la tapasciata che non t’aspetti: ed è la più bella
Di solito finita una corsa si tirano le somme. Si commentano i tempi, si cercano gli alibi se non è andata come ci si aspettava e , carichi di adrenalina, si pensa già a come riscattarsi. Spesso però si fanno anche commenti sul percorso, sull’organizzazione sui servizi in gara e così via. E ciò accade quasi sempre per le grandi maratone. Raramente mi sono ritrovato a commentare con i miei amici una tapasciata. Ma la corsa organizzata ieri dal gruppo podistico della Salamelle tra campi e cascine di Abbiategrasso merita una riflessione. Intanto c’era un sacco di gente. Intanto c’era il clima che ti aspetti quando a febbraio decidi di andare a correre nei campi della Pianura Padana: un bel cielo grigio e bigio, una bella pioggerellina di quella vaporizzate che non ti fanno sentire la fatica e il freddo giusto che non ti ghiaccia le lacrime. Ma questi non sono meriti, tutta fortuna. La tapasciata perfetta se la sono inventata le Salamelle con un percorso tutto nuovo, quasi sempre sterrato, tra rogge e cascinali e senza l’ombra di una macchina. Bravissime e bravissimi perchè si sono fatti in quattro: hanno servito acqua, marmellata, biscotti e tè caldo ai ristori, hanno raccolto le iscrizioni e distribuito i pacchi gara. Hanno fotografato, sbandierato dove il percorso prendeva strade diverse ed hanno fatto (una) il sandwich con un bel cartellone cucito addosso dove la corsa si rigirava su se stessa per poi ripartire. Sempre allegri, sempre pronti ad incitarti e sempre col sorriso sulle labbra anche se, sospetto, la maggior parte di loro per una domenica ha anche rinunciato a correre. Ma è così che funziona. Se una cosa viene fatta con passione non ti costa fatica e lo capisci subito. Lo leggi sulle facce delle signore che all’arrivo si danno da fare con i pentoloni della cioccolata calda e su quelle dei ragazzi che raccolgono i bicchierini di carta che qualcuno ha buttato per terra a un ristoro. Nonostante i cestini e nonostante il cartello dell'”ultimo cestino” appiccicato sull’ultimo scatolone utile per non sporcare. Insomma una bella tapasciata. Anzi secondo me la più bella che ho corso. E non c’entra nulla che le Salamelle mi stanno simpatiche.