Il sabato del villaggio della Milano Marathon
Un giorno alla marathon, ed è il perfetto sabato del villaggio. C’è il clima della vigilia. C’è l’attesa. C’è la paura per una giornata, un sole e un cielo meravigliosi che in spiaggia sarebbero perfetti ma domani sui 42 chilometri che vanno dalla Fiera di Rho a piazza Castello tolgono il sonno. Non ai top runner, non a chi un due ore e mezzo chiuderà la pratica perchè, come ha detto il direttore della marathon Andrea Trabuio nella sala Topazio del moquettato Ata Hotel in zona Garibaldi dove Catella sta cambiando faccia alla città che verrà, al massimo si arriverà a venti gradi. Ma è il dopo che sarà diverso. Perchè chi non corre per vincere suderà le sue tre oer e mezzo, le quattro o le cinque ore e sarà durissima. Altro che 20 gradi. <Devi cominciare a bere adesso- mi dice Elena nello stand della Enervit che si capisce che è una che fa sport dall’energia con cui ti stringe la mano- Ma non solo acqua perchè quella è la prima cosa che butti via, mettici dentro dei sali…>. Già il sale. C’è un sole e un’aria tersa oggi che giri in moto e tiri sù le maniche come se fossi su una litoranea con il mare lì a seccarti di salsedine. E’ invece sei qui. Tra Porta Nuova e piazza Castello dove l’unico spruzzo che ti arriva in faccia e il getto della fontana polverizzato dal vento. C”è il mondo che aspetta di correre. E intanto si vede, si dà qualche pacca sulle spalle, si fa gli in bocca a lupo. E si ritrova. Così incontri dopo anni di mail, e di telefonate Luciana Rota e siccome la passione è la stessa sembra di essere due vecchi amici che sanno benissimo dove sono le Fiandre e cos’è il pavè. Incontri Gianni Poli, entusiasta e tirato quasi come nel 1986 quando alzava le braccia a New York e metteva la prima didascalia sulla grande scuola del fondo italiano. Gli stringi la mano, gli parli e staresti ad ascoltarlo per ore perchè capisci all’istante che non ti vuol vendere una gara o il depliant di un qualcosa. Racconta il suo mondo con la passione di un innamorato e ti incanta. Incontri Don Marco, che viene da Vicenza, ed è un prete che ha scoperto la maratona. La sua non è solo una storia perchè è un atleta vero che fa tempi da top runner. Incontri Paolo Savoldelli che gira in moto con il suo “compare” di telecronache rai Andrea De Luca e che domani corre l’ultimo tratto di staffetta. Per lui farà caldissimo ma chissenefrega. Per uno che ha scollinato sul Tourmalet o sul Peyresourde sole, pioggia, vento sono necessariamente dei dettagli. Ma il sabato del villaggio sono anche i camion della Rai parcheggiati di fianco all’arco del traguardo, i tecnici che tirano i cavi, l’elicottero che ti gira in testa e le vie già transennate. Ci passi dentro e già ti immagini cosa sarà domani, pensi al Giro, alle gare che contano o che vogliono cominciare a contare. La Milano marathon sta studiando per diventar grande e ora mi sembra che ci siamo. C’è un bel sole e c’è un bel cielo azzurro su Milano. Qualcosa vorrà dire…