Pescara è a un centinaio di chilometri da casa mia in Molise e, da piccolo, sulle quelle spiagge abruzzesi mia madre e mia nonna mi portavano al mare. Tantissimi anni fa, meglio non dire quanti.  Un lungo viaggio in bus con partenza all’alba da bivio della Taverna e poi  la “Napoli-Pescara” , un sacco di curve e poi dopo un deviazione in alto a Chieti finalmente  spiaggia e ombrelloni. Allora l’Ironman che si è corso ieri da quelle parti non sapevo neppure cosa fosse. E non lo sapeva nessuno.  Il primo Ironman infatti è datato 1978 alle Hawai. Da una scommessa tra tre marines ubriachi  che discutevano quale fosse la disciplina sportiva più dura al mondo. Si iscrissero in 15 e arrivarono in dodici… che scritto così sembra il ritornello di una storica canzone di Venditti.  Oggi in tutto il mondo si contano 25 Ironman e il più famoso è la finale annuale, a Kona, nelle Hawaii. Dove tutto è cominciato.  A Pescara in verità ieri si è corso il mezzo ironman, cioè la metà della distanza: 1,9 km a nuoto in mare, seguiti da 90 km in bici e una mezza maratona di corsa per finire. Che sono comunque una gran fatica. E se penso che Daniel Fontana, che spesso incontro nella vasca alla Dds e a correre sul canale che da Settimo porta a Cisliano, ci ha messo poco più di quattro ore per chiudere le pratica…beh un po’ di invidia mi  viene. Così come a guardare le immagini di Pescara quando tutto e finito. Quando sul mare scende la sera, le ombre si allungano e  chi ha dato l’anima può finalmente godersi il meritato riposo. E’ il momento della quiete, come per i guerrieri dopo la battaglia…Che parlando di Ironman è un’immagine che mi viene naturale

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