Il caldo africano, la bici, una foratura. E l’allenamento diventa un esercizio zen
Chissa perchè si fora sempre la ruota dietro. Fosse davanti sarebbe un attimo: la sganci, prendi con le due mani il copertone e lo porti fuori dal cerchione con i pollici, sviti la valvola della camera d’aria e la tiri via, passi una mano all’interno del copertone per vedere se è rimasto lo spuntone che ti ha fregato, camera d’aria nuova e si rimonta. Per gonfiare ora ci sono quelle cartucce d’aria compressa che si inseriscono all’interno della pommpa, quindi è un attimo. Cinque minuti e senza neppure sporcarsi. Ma se è la ruota dietro a lasciarti a piedi allora tutto si complica un po’. Non una tragedia, ma bisogna tirar giu la catena, fare le stesse operazioni che ho appena descritto e rimontare. Però dietro ci sono il cambio che deve essere teso e spinto in avanti se no la catena sul rocchetto non ne vuol sapere di salire, e il freno a disco che spesso fa i capricci perché le pastiglie si mettono di traverso. Tempo di riparazione per la posteriore una decina di minuti. Che però con il caldo di oggi (36 gradi…) e su un tratto di strada provinciale dove non c’era un pezzetto d’ombra neppure a pregare diventano un sacco di tempo. Che non passa mai perchè se smetti di pedalare all’improvviso e non hai piu l’aria addosso cominci a sudare come una fontana e il caldo “africano” diventa davvero “africano” proprio come le stronzate che scriviamo sui giornali. Ed è un bell’esercizio zen non perdere la calma… Tutto ciò solo per dire che oggi, giornata di riposo, sono uscito in mountain bike e ho bucato.Ovviamente dietro.