«Il rispetto delle regole è un aspetto fondamentale dell’attività sportiva come della vita in genere». Perfetto. Dovrebbe essere sempre così ma è chiaro che non lo è. E ha fatto bene stamattina monsignor Mariano Crociata, segretario generale della Cei, a ricordarlo una volta di più. L’occasione era ottima: la presentazione nella sede del Coni il del Manifesto dello sport educativo messo a punto dall’Ufficio per la pastorale del tempo libero, del turismo e dello sport della Conferenza episcopale italiana. «Il rispetto delle regole -ha detto monsignor Crociata– è importante per lo sport ma è una lezione, un modello, e deve valere complessivamente per tutta la vita sociale dell’uomo». «Anche la vita in qualche modo è  confronto, è competizione- ha spiegato-  non guardiamo in modo ingenuo o semplicistico alla complessità della vita; ma il rispetto delle regole è un’indicazione fondamentale, affinchè alla fine venga fuori un risultato che sia positivo per tutti e per l’intera società».  Non è sempre così e Crociata non lo nasconde: ” E’ venuto meno – ammette- quell’insieme di priorità e di valori che hanno fatto sempre la grandezza dello sport: l’agonismo, il fare squadra, l’esprimere il meglio della propria capacità personale nella gara e nel confronto con gli altri, l’intendere il gioco nel senso della competizione ma anche della festa». Con l’occhio rivolto agli ultimi cas  che hanno destato scandalo, dalle scommesse nel calcio al doping nel ciclismo fino alle violenze negli stadi registrate anche negli Europei tuttora in corso, Crociata esorta a «sconfiggere aspetti negativi che purtroppo si sono insediati nello sport ma che non devono avere l’ultima parola», non esitando a parlare di «fatti che amareggiano e che preoccupano». Il tutto sa un po’ di predica ma  forse solo perchè in ultimamente si è perso un po’ il senso dei discorsi. Invece le  parole dette hanno sempre un peso e un valore. E ogni tanto bisogna che qualcuno le dica.

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