In bici in da Milano in Olanda contro il diabete
Una pedalata di 1.153 chilometri da Milano all’Olanda, per combattere in sella a una bicicletta il diabete e le malattie del cuore. È il primo tour europeo “BiciCuoreDiabete”, che vedrà impegnati 6 ciclisti di cui 3 con diabete di tipo 1 e uno con diabete 2, capitanati dal 43enne di Perugia David Panichi, malato di diabete giovanile dall’età di 27 anni e affetto da cardiopatia congenita. La partenza è fissata per domani 15 settembre da Cusago nel Milanese, con arrivo sabato 22 settembre a Valkemburg nei Paesi Bassi. Un percorso in 7 tappe che attraversa Austria, Germania, Francia, Lussemburgo e Belgio, per raggiungere l’Olanda in occasione dei Mondiali di ciclismo su strada. L’iniziativa – promossa da Fand (Associazione italiana diabetici) e Associazione Diabete italia, e sostenuta dal gruppo farmaceutico Sanofi con un contributo incondizionato – è organizzata da Petit Vèlo, associazione sportiva di ciclismo amatoriale che sostiene manifestazioni di solidarietà. L’obiettivo dell’impresa è «promuovere l’importanza dello sport e dell’attività fisica nella prevenzione del diabete e dimostrare che, praticando attività fisica, si riesce a migliorare la propria salute e lo stile di vita». Durante il percorso gli atleti saranno costantemente monitorati da un gruppo di medici specializzati.«Lo sport – ha spiegato l’assessore alla sanita della Lombardia Bresciani – è un elemento di grandissima importanza per la prevenzione, sia per il paziente che ha patologie, sia per chi non le ha. Ricordiamoci che nella Milano-Sanremo abbiamo avuto la monitorizzazione della glicemia a ciclisti diabetici, trasmessa per via aerea all’ammiraglià che legge la glicemia e sa cosa fare. E chiaro che, se si riesce a farlo per gli sportivi, lo si può fare anche per i pazienti diabetici cronici a casa. Il paziente è nella sua abitazione, monitorato; le informazioni vanno direttamente all’ospedale e, se c’è qualche valore sballato, lo specialista interviene con il medico di medicina generale. Curando il cronico, ma consentendogli di stare a casa con un conseguente risparmio di costi sui ricoveri«. »Il ciclismo, oltre ad essere la mia più grande passione – ha raccontato Panichi – è stato parte della terapia permettendomi negli anni di rendere stabili i valori del cuore e migliorare gli indici glicemici del diabete. I benefici ottenuti mi hanno incentivato a dedicarmi sempre più a questo sport, partecipando a numerose gare e manifestazioni a livello nazionale ed europeo«. Insieme ai compagni Guido Colombo, Francesco Zazza, Cristiano De Battista, Gianluca Lamaro e Giovanni Schulze Nardi, »con questa nuova esperienza vogliamo alimentare la nostra passione per lo sport e trasmetterla a tutti con un messaggio positivo sull’importanza del benessere psicofisico per una vita sempre migliore«. All’iniziativa ha contribuito anche la Federazione ciclistica italiana, che vi »ha aderito con assoluta convinzione – ha sottolineato il presidente Renato Di Rocco – perchè convinta che lo sviluppo e la crescita del ciclismo siano strettamente correlati alla sua funzione sociale. È importante sostenere lo sport e l’educazione ai corretti stili di vita per la difesa della salute. Per questo non vogliamo essere solo testimoni, ma intendiamo svolgere un ruolo da protagonisti grazie a partnership con enti e istituzioni competenti e al supporto di iniziative solidali. Il ciclismo è un mondo aperto, fa bene e vuole bene a chi lo pratica«. «Questa iniziativa – ha affermato Bresciani, ciclista per passione, che proprio grazie alle due ruote ha smesso di fumare – è importantissima perchè ci permette di capire come controllare il diabete, nei giorni di gara, facendo fare agli atleti i dovuti sforzi per consumare le calorie nel modo più appropriato. Ancora una volta lo sport si dimostra maestro di vita e ottimo alleato, perchè riesce a far superare i limiti dell’individuo, favorendo comportamenti sani e prevenendo le devianze nei giovani. L’attività sportiva insegna come comportarsi dando il senso della propria individualità, abbattendo il disagio dei giovani e favorendo l’inclusione sociale»