Scarpe da corsa: più vecchie sono meglio è
Questa è una di quelle ricerche che non farà la felicità dei produttori di scarpe da running. Ma gli studi a volte vanno nelle direzioni che meno ti aspetti. Così scopri ad esempio che una delle certezze del mondo della corsa forse certezza non è. C’è una letteratura sul corretto uso delle scarpe da running. “Mai troppi chilometri…”, “Mai comprate a caso…”, “Meglio risparmiare sull’abbigliamento ma mai sulle scarpe…”, “Con un paio al massimo una maratona…”. E si potrebbe continuare. E invece arrivano gli studiosi di un’università danese a spiegarci che si corre meglio con le scarpe vecchie e poco costose. Smentiscono la convinzione che, per correre scongiurando dolori o traumi, sia indispensabile cambiare frequentemente le scarpe e perfino che le scarpe “tecniche”, cioè progettate sul controllo del movimento, con plantari anatomici e suole ammortizzate, siano utili a prevenire danni ossei o alla muscolatura dovuti al cattivo appoggio dei piedi. «La scelta delle scarpe è ritenuta fondamentale per gli amanti della corsa ma molti studi dimostrano il contrario» spiega Jacob Schelde, della clinica di medicina del lavoro all’Odense University Hospital, Slagelse Sygehus in Danimarca, autore di una review dedicata al vero ad al falso sulle scarpe da running, pubblicata sul bollettino medico danese, Ugeskrift for laeger. «Generalmente si raccomanda di cambiare le scarpe almeno ogni 6-12 mesi perchè diminuisce la capacità della suola di assorbire gli shock ma diverse ricerche dimostrano che dopo molte settimane di uso le scarpe attutiscono gli urti meglio di quando sono nuove e che le capacità delle suole non cambiano neanche dopo 320-800 km o dopo 175 settimane di uso. Un’altra raccomandazione comune è di scegliere le scarpe in base alla forma e all’impronta dei piedi per evitare la comparsa di disturbi legati alla cattiva pronazione. E se le scarpe non incidono e non prevengono infortuni e traumi allora cos’è che fa la differenza?. Fondamentali sarebbero il peso corporeo, il terreno su cui si corre ed il tono muscolare delle gambe e delle cosce. Non ho argomenti per sostenere il contrario di quanto appurato dai ricercatori danesi ma in tanti anni che corro tra un paio di scarpe nuove ed uno per così dire un po’ più “vissuto” ho imparato ad apprezzarne la differenza. Non solo. C’è chi, me compreso, da perfetto paranoico della corsa le scarpe le alterna da un giorno all’altro per dare alle suole la possibilità di rigenerarsi e “rigonfiarsi”. Tutto perfettamente inutile? Secondo i danesi sembrerebbe di sì. Ma vuoi mettere un paio di scarpe nuove?