Valeria Straneo, l’argento della normalità
Tutto normale. Normale correre una maratona mondiale in testa dall’inizio a un chilometro dalla fine. Normale sgretolare tutte le avversarie più accreditate tranne una. Normale arrivare al traguardo ebbri di gioia e fare una ruota sulla pista come una ginnasta e non come una maratoneta che ha appena corso 42 km in una giornata che più torrida non si può. Normale mettersi al collo una medaglia d’argento senza tirarsela neanche un po’. Normale soprendere tutti e forse anche se stessa. Normale raccontare ai microfoni della Rai che “io ho fatto la mia gara e al 35mo quando mi sono girata ho detto: “cazzo” non c’è più nessuno…pardon forse non in tv non si può dire…>. Normale giocarsi un mondiale a Mosca e lasciare i due figlioletti dai nonni in Piemonte come tutte le mamme del mondo. Normale anche salutarli in diretta tv. Normale fregarsene delle malelingue perchè chi fino a due anni fa correva le tapasciate oggi è vicecampione del mondo di maratona. Normale anche un bel po’ d’invidia quindi. Normale battere gli avversari dopo aver battuto una brutta malattia (la sferocitosi che ti modifica i globuli rossi) facendosi asportare la milza. Normale sorridere, ridere, gioire, abbracciare e sognare. La forza della dottoressa Valeria Straneo 37 anni da Alessandria è tutta nella sua normalità. Sincera, spontanea, contagiosa e intelligente . Una gara perfetta la sua. Sull’anello dello stadio Luzhniki di Mosca, dove oggi a mezzogiorno con la maratona femminile sono cominciati i campionati del mondo di atletica, è salita in cima al mondo. E Valeria, che tutti aspettavano tra le prime dieci, è arrivata più in alto che si può. E di più obbiettivamente non si poteva. Dopo la gara di Londra, dopo la mezza maratona vinta ai Giochi del Mediterraneo tutti si aspettavano qualcosa di importante. E la medaglia d’argento conquistata 18 anni dopo il bronzo di Ornella Ferrara ai campionati mondiali di Goteborg in Svezia è una botta di energia incredibile per tutta l’atletica italiana . Ha vinto la keniana Edna Kiplagt, elegantissima campionessa del mondo in carica e grande favorita della vigilia, che ha tagliato il traguardo con il tempo di 2’25«44. Tredici secondi sopo è arrivata Valeria Straneo, <l’azzurra che ti aspetti> avrebbe dovuto dire Franco Bragagna dai microfoni Rai. Sesta un’altra azzurra Emma Quaglia, lei pure fortissima, lei pure dottoressa, lei pure abituata a soffrire e combattere contro avversari e malattia. Si comincia bene a Mosca. Si comincia con una maratona che si tinge di azzurro e con due ragazze <normali> che hanno fatto qualcosa di straordinario.