La storia della bici è passata dalle sue mani. Da Gastone Nencini a Eddy Merckx a Beppe Saronni tutti i più grandi hanno pedalato e vinto con le biciclette uscite dalle officine di Cambiago. Ernesto Colnago e il ciclismo sono una vita insieme. Una vita di corse, di campioni, di fatica e di intuizioni che hanno cambiato la storia a suon di record. Come quella rivoluzionaria dei tubi a sezione stellare o della fibra di carbonio applicata ai telai studiata insieme ai tecnici della Ferrari engineering. O come i freni a disco montati sulle bici da corsa. Una vita di passione che Colnago ha festeggiato festeggiato oggi a Desenzano sul Garda con la prima Granfondo che porta il suo nome. Un raduno ciclistico che ha portato al via 2.500 atleti nella gara più agonistica sui tre percorsi di 70, 100 e 130 chilometri e oltre 9mila persone tra family bike e baby bike. Insomma una festa lunga un week end, su un lago meraviglioso e su un tracciato che sembrava disegnato apposta per pedalare. Un su è giù continuo tra le province di Brescia e Mantova con qualche strappo più impegnativo e con il Tesio da scalare ma solo sul percorso lungo. La ciliegina sulla torta è stata una giornata settembrina perfetta dal punto di vista del meteo. E finita come devono finire queste manifestazioni che al di là dell’aspetto agonistico stanno sempre più diventando delle grandi kermesse dove vince il piacere di esserci. E cioè con tante facce stanche ma soddifatte .

 

Scusi Colnago, perché proprio a Desenzano?
«Non è una scelta casuale. Abbiamo deciso di organizzarla qui perché io sono molto legato a questo posto. È da 30 anni che vengo da queste parti e mi sento a casa. E poi qui c’è tutta l’ospitalità di cui sono capaci i lombardi e abbiamo trovato nell’amministrazione tutta al collaborazione necessaria ad organizzare un grande evento. Infine ci sono strade fantastiche per pedalare».
Lei ha organizzato granfondo a Miami, Los Angeles e Francoforte. Ora che le grandi città si mettono in fila per ospitare raduni ciclistici importanti non ha mai pensato di farlo a Milano che è un po’ la sua città?
«Diciamo che ci ho pensato e che mi piacerebbe molto anche poterlo fare. Sarebbe un bel progetto anche perché Milano ha fatto la storia del nostro ciclismo e ciclisticamente parlando la città sta crescendo. Se arriva un segnale io sono pronto».
Sarebbe un bel modo per riportare un po’ il grande ciclismo in una città che negli ultimi anni ha perso qualche colpo
«Si è vero. Milano ha perso l’arrivo del Giro d’italia che è una festa fantastica per tutti gli appassionati di questo sport. Ma anche con il salone del ciclo ci sono state difficoltà. Un grande evento farebbe da traino».
Anche perché una granfondo internazionale porta atleti ma anche turismo. A Desenzano sono attese tante persone tra cui moltissimi stranieri che arrivano da una ventina di nazioni
«Direi di sì. E devo dire che tutti qui hanno risposto benissimo. A cominciare dalle associazioni che hanno organizzato eventi legati alla corsa ai commercianti che hanno allestito vetrine a tema sul ciclismo. C’è il clima della grande festa che ha portato sul lago intere famiglie. La corsa è diventata un po’ il pretesto per trascorrere una piccola vacanza».
E’ la nuova filosofia del ciclismo?
“Non so come dirlo. Ma il ciclismo è benessere, salute. Vedo sempre più gente che pedala su bici da corsa, su mountain bike e che si diverte. Perché in corse come queste non si viene con la fissazione di dover vincere o chissà che prestazioni fare. Qui l’aspetto più importante è quello della festa, del passare una giornata di sport insieme, tra innamorati di questo sport
Tanti appassionati ma anche molti vip. Perché il ciclismo delle granfondo sta diventando anche un po’ una moda
«Più che vip io direi che tanti amici. Da Paolo Savoldelli che ha vinto due giri d’Italia e sarà un po’ il testimonial di questa corsa a Gianni Motta al commissario tecnico della nazionale Paolo Bettini che avrebbe dovuto passare ma poi non ce l’ha fatta».
Si aspettava il tutto esaurito?
«Sinceramente no. Almeno non così. Abbiamo chiuso le iscrizioni in anticipo e ieri siamo stati costretti a dire no ad altre 400 richieste».
Segno che il ciclismo è vivo nonostante gli scandali e le polemiche?
“Il ciclismo è sempre andato oltre a tutto. Perché è uno sport vero che appassiona la gente che continuerà a seguirlo sulle strade. Il segreto credo sia quello di continuare a coinvolgere i giovani. Bisogna sempre ripartire da lì, sono loro la vera risorsa che deve essere coltivata».
A Firenze ci sono i mondiali. Chi vince
«Sinceramente non lo so. Spero un azzurro, meglio se un giovane».

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