Il “covo” dei ciclisti
Non ci si deve far ingannare dall’insegna. C’è scritto Euromoto ma quelle cinque vetrine che fanno d’angolo a Pontevecchio, un bel paesotto sulle sponde del Naviglio nel bel mezzo del Parco del Ticino alle porte di Milano , sono un covo di ciclisti. E basta entrare dal “Battistella” per capire che aria tira. E’ tutto un parlare di rapporti, pedivelle, di 39 o di compatte, di ruote a profilo alto, basso, cerchi in lega e altre fissazioni. Sì perchè i ciclisti sono un popolo di fissati e la bici da corsa è il loro “chiodo”. Peggio dell’amante. Va così da più di 25 anni. E’ un viavai di gente in calzoncini da ciclista, caschi, occhialini guanti e scarpette con i ganci sotto che fai fatica a camminare. Un viavai di pazzi bardati con guanti e passamontagna come la Banda Bassotti, di papà con i figli che corrono e vengono qui per la prima bici, di appassionati, amatori e campioni. Tutti qui. Tutti con la loro “fuoriserie” a mano e con un problemino da risolvere. Già perchè qui sannno che il problemino alla fine glielo risolvono. Anche se poi molti altri passano di qui e si fermano anche solo per fare due chiacchiere. Per parlare di ciclismo e di biciclette. Dal Battistella ( sempre con l’articolo davanti al nome come si usa da queste parti) c’è l’ Enzo che è il padrone del vapore e che “l’è semper ciapà” perchè dà retta a tutti. Così preso che è difficile parlargli per un minuto di seguito senza essere interrotti da qualcun altro o dallo squillo del telefono che è più di un tormento. Ma è la “squadretta” che fa la differenza. A cominciare dal Maurizio, che ogni tanto lo incontri a correre sul Naviglio, che si occupa di tutto ciò che riguarda la biomeccanica. Fa i test al simulatore e calcola i parametri di potenza e di cadenza. Poi avvita e svita e porta a misura. Ha messo in bici un sacco di gente e anche parecchi campioni, ultimi quell’ Alice Betto che nel triathlon è la punta di diamante della squadra nazionale azzurra o quel Simone Biava che gareggia nella squadra azzurra dei paratleti. Non solo lui però. Ognuno qui ha le sue competenze. Come l’altro Maurizio e l’altro Enzo, il “Fogarino” lo chiamano. Loro sono i meccanici che smontano e rimontano. Che cambiano e sostituiscono. Che di una bici conoscono tutte i bulloni a memoria. Così regolare un cambio, un deragliatore, le viti dei fine corsa, cambiare la tensione della leva di un freno, centrare una ruota o sostituire una forcella diventa un’operazione assolutamente normale. Ed è un piacere gaurdarli soprattutto se tu a casa ci hai provato e sei diventato matto fino ad arrenderti. Qui ti giri e ci sono bici ovunque. Ci sono Scott, Bianchi, Cannondale da lustrarsi gli occhi, ma non solo bici. Ci sono pareti di ruote, di copertoni e camere d’arie, di portaborracce, barrette, pompe, scarpe, caschi e ogni altra cosa serva per pedalare. Entri e capisci subito che se hai la fissa della bici sei nel posto giusto. Certo ognuno fa il suo mestiere e qui fanno il loro, cioè trattano, vendono e riparano. Tutto ha un prezzo, ci mancherebbe. Però ci mettono passione e questo fa la differenza.