Quelli che senza gps si sentono persi
“Stiamo andando a 5 e quindici…siamo troppo veloci. Ecco adesso 5 e venti. Perfetto”. Bip, bip. “E di quanto sarebbe ‘sta corsa? Ventuno chilometri? Ma figurati, il mio Gps segna 20 e 880 metri…”. E ancora bip, bip. Che non c’entra nulla Willy il Coyote o i cartoni animati dello “Scacciapensieri” che ha accompagnato i pomeriggi di intere generazioni di bambini davanti alla tv della Svizzera italiana quando ancora consolle, iPad e giochi sugli IPhone facevano parte delle fantasie e di un futuro che sembrava lontanissimo. Bip, bip e’ il suono di un orologio da polso che sembra un orologio da polso ma che in realta’ e’ tante altre cose. E’ il suono della tecnologia applicata alla corsa. Un bip ogni 100, 500, mille metri basta solo decidere l’impostazione e sul display dell’orologione ti appare tutto ciò che non ti immagini. È la magia dei satelliti che ci ci spiano, ci dicono se tra un mese sarà nebbia, pioggia o grandine e ci dicono anche in tempo reale a che velocità stiamo correndo. Ci informano sui battiti del nostro cuore, sulle calorie che stiamo consumando, sul percorso che stiamo seguendo, se dobbiamo rallentare o accelerare rispetto alla nostra tabella di marcia, se stiamo per affrontare una salita, una discesa o se dobbiamo continuare ad andare dritti e in piano. Insomma ci guidano. Forse anche troppo. Gia perche negli anni gli orologioni sono diventati sempre piu precisi, stilosi, piccoli e funzionali. E si sono moltiplicati. Cosi oggi si puo’ correre con gps da polso, da braccio, da mettere alla cintola dei calzoncini, nella suola delle scarpe. Si puo’ correre con la musica o con la voce di un trainer che da un auricolare ti dice quando e’ il momento di accelerare, di scattare e di recuperare. È se si accorge che sei in crisi ti spiega anche come fare per non mollare. Quasi fantascienza, anzi no. Cosi’ nella pancia del gruppo c’è sempre quello con l’orologione al polso che detta il ritmo agli amici che corrono con lui. Funziona così perché al Gps da corsa non ci si arriva subito. Chi comincia a correre all’inizio non sa neppure che esista. Si affida alle proprie sensazioni e mette un piede davanti all’altro senza preoccuparsi troppo. Ma la corsa piano piano ti presenta il conto. All’inizio sembra una fatica immonda, poi diventa un po’ (ma solo un po’ ) più piacevole e alla fine ti avvolge stravolgendoti la vita e le giornate. Sarà che cambia il metabolismo, saranno le endorfine, sarà che nonostante qualche doloretto ci si sente tutti un po’ leoni ma lentamente nella testa di ogni corridore inizia un irreversibile processo di cambiamento. Cambiamento nel senso che si cominciano a cambiare tutti gli accessori della corsa che fino a qualche giorno prima sembravano perfetti. È una questione di esigenze. Così scarpe più “fiche” (come dice mio figlio)’ più tecniche e più leggere, pantaloncini griffati e aderenti, maglia in rivoluzionario tessuto caldo d’inverno, freddo d’estate e tiepido nelle mezze stagioni (che però non ci sono più ), guanti e cappellino hi-tec, calze turbo auto massaggianti per piedi e polpacci. È il punto di non ritorno. Benvenuti nel mondo dei runner tecnologici, da cui non se ne esce più. È da qui a mettersi al polso l’orologione satellitare il passo non è breve: e’ immediato. Librettino delle istruzioni, cavo, presa USB, computer, ricarica e via. Si parte per una dimensione assistita della corsa che nulla più lascia al caso. Allenamenti, ripetute, distanze, tempi, recuperi, calorie consumate e da consumare, zone di frequenza cardiaca per “lipidici” e potenziamenti, altimetrie, velocità minima, media e massima indicate al millimetro. È tutto indicato, tutto scritto su quel display quadrato che si può dividere in tre, quattro, cinque finestre. E in ognuna c’è il riassunto di un pezzettino della tua fatica. E chi se lo mette al polso dopo un primo momento di infantile, giustificabile euforia per le sorprendenti capacità del nuovo giocattolino poi sente l’irrefrenabile esigenza di condividere. È torniamo nella pancia del gruppo, di una tapasciata, di una mezza o di una maratona. Dopo tanti anni di corse e di corridori incontrati non ho ancora ben capito cosa spinga qualcuno che ti sta correndo a fianco improvvisamente ad informanti sulle condizioni della tua corsa. Ogni volta la sorpresa e la stessa di quando ci si imbarca su un aereo e nei primi minuti di volo si resta un po’ storditi e assortì nei propri pensieri un po’ anche per la paura. È la voce del comandante ti fa sussultare, un po’ come quella del tipo col Gps che ti sta correndo al fianco. Bip,bip: “Stiamo correndo a 5 minuti al chilometro che equivale ad andare a 12 orari, abbiamo percorso 19 km e 770 metri, consumato 1870 calorie e se manteniamo questo passo l’arrivo al traguardo e’ previsto per le ore 11.48”. Bip, bip. “Ah, dimenticavo…ci sono 18 gradi, una umidità dell’80 per cento e all’arrivo il tempo e’ buono”. È stavolta il bip, bip lo dico io…