Challenge di Rimini sulle tracce del Pirata
Bisognerà togliersi la bandana e cominciare a pedalare. Duro, perchè quando si parla di salita, il cuore comincia a battere più forte. E da queste parti batte fortissimo. Basta chiamarle per nome alcune delle e salite che salgono verso il Montefeltro dal mare di Rimini per capire che siamo sulle strade del Pirata. Dal colle del Barbotto al Cippo di Carpegna, da Montescudo a Monte Grimano al Monte Cerignone su queste strade c’è un bel pezzo della storia di Marco Pantani. Ed è una storia presente e mai dimenticata per chi vive qui, basta entrare nei bar, basta curiosare nei chioschi, guardarsi intorno. Tutto un giallo e un rosa, un fiorire di bandane appese dove capita e portate come capita. Ognuno può pensare ciò che vuole ma il Pirata ha scritto un pezzo della storia del ciclismo e qui più che altrove gli rendono onore. E un po’ la stessa cosa vale per i 92 chilometri della frazione ciclistica del Rimini Challenge. Domenica dopo aver nuotato si va sulle strade dove si allenava il <Panta>, si sale per 950 metri di dislivello in un continuo su è giu con un paio di strappi veri. Gli organizzatori si sono messi una mano sulla coscienza e, rispetto all’edizione scorsa, il tratto è meno impegnativo. Le prime rampe si incontrano a San Martino Monte L’Abate, dopo 8 chilometri e per salire nel centro di Corian al diciassettesimo dove si trova il primo ristoro: due strappetti da 500metri al 15 per cento non impossibili che però si sentono. La prima vera salita arriva dopo una discesa e un lungo falsopiano nella valle del Conca: è quella di Monte Grimano, tre chilometri all’8 per cento dal km 36 al km 39. Poi un nuovo falsopiano a salire di 4km fino all’ascesa di Monte Cerignone dove è fissato il giro di boa. Qui, più o meno, è finita. La seconda parte del tracciato infatti è prevalentemente un falsopiano in discesa molto veloce; dal km 47 si scende infatti per 21 km, per poi affrontare l’ultima asperità del percorso, i 1500 metri al 4% che ci riporta a Croce di Monte Colombo, ripercorrendo in senso contrario la strada già fatta all’andata. Ognuno ha le gambe che ha, certo non è una tappa pirenaica del Tour ma neanche una passeggiata soprattutto pensando che poi tocca anche correre una “mezza”. Dice bene Martina Dogana, portacolori del Forhans team che come tanti altri il tracciato l’ha provato e riprovato: ” Sembra facile ma non lo è. Salite a parte anche il rientro in discesa verso il mare in realtà é un lungo falsopiano in cui si può spingere e rimanere in posizione aerodinamica. Ma scommetto che molti ci lasceranno le gambe! E attenzione al vento, potrebbe essere l’ostacolo maggiore…”