Il rispetto dell’avversario…
Un paio di anni fa in una gara di cross internazionale, l’atleta nordafricano che era al comando, poche centinaia di metri prima del traguardo sbagliò strada. Dietro di lui rinveniva forte l’avversario che nel testa a testa era rimasto staccato. E di parecchio. Ma il maghrebino, non accorgendosi che il traguardo era ancora a un centinaio di metri, continuava a camminare festeggiando la vittoria a braccia alzate. Fu raggiunto ma l’avversario anziché sorpassarlo lo invitò a riprendere la corsa per farlo vincere. Un bel gesto che mi è tornato in mente ieri sera durante la semifinale Brasile-Germania. Partita surreale, troppi sette gol ai verdeoro. Partita da incubo che tutti i brasiliani, quelli in campo ma anche quelli sugli spalti, avrebbero voluto dimenticare già alla mezz’ora del primo tempo. Invece no. Novanta minuti che rimarranno scolpiti nella mente di molte generazioni. Così come non dimenticheranno le facce radiose dei tedeschi, la loro tenacia, la voglia di vincere e di infierire. Viene da chiedersi: cosa avrebbero dovuto fare Klose e compagni? In questi casi vale tutto. Se si fossero fermati sul tre o sul quattro a zero probabilmente qualcuno li avrebbe biasimati perchè il rispetto dell’avversario significa anche non fare sconti, non scadere in quella benevolenza pelosa che è forse ancora più umiliante. Ma sette gol ad una squadra annichilita già sul tre a zero forse sono un affronto che il Brasile non meritava. E’ finita in lacrime. E’ finita con Scolari che non sapeva più dove guardare. Ed è finita con il portiere Neuer furioso con i suoi per aver concesso ai brasiliani il gol della bandiera. Due anni fa Iker Casillas dopo il quattro a zero della Spagna all’Italia nella finale dell’Europeo disse ai suoi di fermarsi lì. Basta, partita stravinta …inutile infierire. Chissà chi ha fatto la cosa giusta?